mercoledì 3 marzo 2021

Con-fini in comune. Uno scritto di Francesca Giglione

Francesca Giglione ha scoperto negli ultimi anni il fascino e la particolarità della città di Gorizia. E' un vero onore ricevere un suo scritto, particolarmente avvincente, intorno alle "nuove barriere", fisiche o giuridiche, imposte dalle regole finalizzate al contrasto della diffusione del coronavirus. L'impedimento non impedisce l'incontro, ma sollecita la riflessione. Un grazie grande a Francesca per questo intervento, nell'auspicio che sia il primo di una lunga serie...
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Mi avvicino piano al confine.

Lei poggia i piedi in Italia, lui in Slovenia. Saranno due amici? Due amanti? Sorella e fratello?

Che importanza ha: per la prima volta mi accordo più di quel che separa che di quel che unisce.

Una pattuglia dei carabinieri dal lato italiano sembra “controllare” che ognuno stia al suo

posto.

Qual è il tuo posto?

Sono certa che se l’avessi chiesto ai due che si sono dati appuntamento in Transalpina (per

incontrarsi senza trasgredire alle attuali regole) probabilmente mi avrebbero risposto che il

loro posto era rispettivamente “di là”, oltre la “linea di confine”.

Un confine che non avevo mai visto come separazione. Nulla contro quel che regola questo

particolare momento delle nostre vite, ma sono certa che per chiunque vedere qualcuno

separato, crea una sensazione inspiegabile. Anche per chi come me è nato “senza confini

divisori”, per chi non li ha mai vissuti se non sui libri di storia certe divisioni.

Italia e Slovenia, italiano e sloveno, Stara Gorizia e Nova Gorica: la vecchia e la nuova Gorizia.

Le Gorizia insomma. Due luoghi che forse solo con il duale della lingua slovena sarebbero

davvero definibili come un unico insieme.

Decidere di fermarsi in queste città di confine porta ad interrogarsi costantemente sulle

bellezze e sulle contraddizioni che questi territori vivono. Se da un lato è estremamente

affascinante condividere, dall’altro è surreale vivere, ancora oggi, difficoltà di integrazione,

marginalità e disuguaglianze dettate proprio da quella linea invisibile che si fa per qualcuno

ponte, per altri filo spinato.

Voglio continuare a camminare lungo questo confine consapevole di appartenere ad ambo i

lati e a nessuno dei due nello stesso momento.

Vorrei, in questo cammino, tendere mani a giovani e meno giovani per interrogarci insieme sul

perché non si respiri ancora, a pieni polmoni, aria di unione e comunione di idee, valori e vita.

Confini. Con fini in comune.

Quali i nostri fini in comune?

Francesca Giglione

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