La situazione nel cantone di Una-Sana, nel nord della Bosnia, è sempre più grave, ma da ogni parte giungono notizie drammatiche, di bambini, donne e uomini che muoiono di freddo e di fame. Sono esseri umani, il cui diritto alla Vita dovrebbe essere riconosciuto, sempre e ovunque. Il solo pensiero a ciò che sta accadendo nelle isole greche, ai confini tra Turchia e Grecia, tra Bosnia e Croazia, suscita molti dubbi sul presunto grado di "civiltà" e "umanità" raggiunto dall'Europa, o almeno dagli Stati che la compongono.
Quello che oltre a tutto stupisce è la mancanza di iniziativa e di proposta politica. Quello che, insieme alla pandemia, dovrebbe essere il tema centrale dell'attuale momento, viene portato ogni tanto all'attenzione per poi essere rigettato nell'oblio, lasciando tutto nella stessa situazione.
La realtà è che non esiste una politica di accoglienza condivisa, né a livello europeo né a quello italiano. Le destre populiste e razziste propongono un impossibile teorema del respingimento, di fatto inattuabile se non provocando vere e proprie guerre violente contro i più poveri del mondo. Le cosiddette sinistre, dall'alto della da esse presunta superiorità, danno lezioni degne dei migliori maestri di morale, ma in pratica non muovono un dito per predisporre progetti e programmi sostenibili sulla linea della "libera circolazione delle persone" che dovrebbe esserne la ovvia conseguenza. Anzi, l'"invenzione" del sistema delle "riammissioni" in Slovenia è "targato" governo Conte II, quello "buono". A pensarci vengono i brividi. Persone inermi raggiungono con enormi sacrifici e rischi il nostro Paese, per essere rigettati al di là del confine sulla base di una legge bilaterale del 1996, superata dall'ingresso della Slovenia nell'Unione Europea e nell'area Schengen. Ciò significa essere poi ricondotti in Croazia e da lì, dopo incredibili torture ormai documentate dagli organismi internazionali, riportati al punto di partenza, nel gelido nord della Bosnia.
C'è un modo di andare oltre allo stallo attuale. E' possibile immaginare che davvero "tutte le vite valgono" e improntare su tale consapevolezza un percorso politico nazionale e internazionale? Potrebbe essere possibile, eccome! Procedendo da un principio sacrosanto ribadito anche nella dottrina socaiel della Chiesa. Se esiste una liceità etica nella proprietà privata (e nel possesso di ricchezze materiali o spirituali), è solo ed esclusivamente in quanto finalizzata alla destinazione universale dei beni, alla giustizia retributiva e alla solidarietà universale.
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