martedì 5 gennaio 2021

Riflessioni epifaniche

Nella notte della vigilia e in quella dell'Epifania si accendono ovunque, in particolare in Friuli, i fuochi che secondo la tradizione dovrebbero orientare i magi verso la grotta di Betlemme. E' anche l'occasione per liberarsi di tanti ingombri inutili che - più o meno simbolicamente - vengono bruciati generando luce, calore, faville e il fumo dalla direzione del quale gli "esperti" traggono i presagi per il nuovo anno.
Una specie di nebbia avvolge i paesi e le città, un intenso odore di legno si diffonde ovunque e il cuore si riempie di una dolce malinconia, nella memoria di un passato che non può ritornare e nel desiderio di un futuro che non si può, in realtà, prevedere.
Niente di tutto questo accade quest'anno. Si è tutti rinchiusi nelle case e i fuochi epifanici sono per questa volta soltanto un ricordo. Non si ha neppure molta voglia di interpretare la direzione della fiamme, perché si è fin troppo determinati dalle preoccupazioni del presente. Finirà questa pandemia? Chi ha perso il lavoro riuscirà a sopravvivere? Cosa ci aspetta in questo nuovo anno? Il vaccino funzionerà, raggiungerà il suo scopo?
Forse allora stasera è importante accendere idealmente un fuocherello dentro la propria mente e il proprio cuore. Dovrebbe portare un po' di luce per affrontare con maggior serenità e impegno ciò che accade. Dovrebbe farci sentire parte di un'unica umanità, in uno straordinario sussulto di solidarietà, di condivisione, di fiducia nelle nostre e altrui potenzialità. Non si è chiamati solo a ricostruire ciò che è andato in quest'anno distrutto, ma a edificare un mondo migliore. Il coronavirus ha evidenziato alcuni aspetti che avevamo dimenticato. Il ricordo dei tanti, troppi che ci hanno lasciato, come l'augurio di guarigione a tutti coloro che sono ancora nel mezzo della malattia, non ci devono lasciare indifferenti e ci devono permettere di constatare alcune "verità oggettive" che questo periodo ha evidenziato. La Natura non è più in grado di reggere un ritmo di consumo e di cosiddetto sviluppo come quello che ha caratterizzato il mondo - o meglio, una piccola parte di esso - in questi ultimi anni. La mole di rifiuti che si producono rischiano di soffocare i mari e i monti, oltre che le grandi distese dei Continenti poveri che devono ricevere le scorie del Nord del mondo. Tutte e tutti siamo sulla stessa barca e il morbo - come una volta - non distingue tra ricchi e poveri, tra potere e sudditanza. Allora è necessario ripensare a un'attenzione al sociale che ponga tutti sullo stesso piano, cancellando l'incredibile disparità tra "privato" e "pubblico" e garantendo a ogni essere umano l'accesso alla "cura". I soldi ci sono e ce ne sono tanti, ma sono mal distribuiti. Occorre da subito un intervento potente per equilibrare l'incredibile divario tra pochissimi straricchi e la moltitudine immensa degli strapoveri. Ciò potrebbe consentire a tutti di lavorare e di avere il tempo per la formazione e la cultura, in una crescita globale dell'unica consapevolezza che tutti ci dovrebbe accomunare, quella di appartenere al Pianeta Terra e di essere chiamati a custodirlo con rispetto e amore.
L'oro dell'uguaglianza dei diritti, l'argento della condivisione e dell'accoglienza, la mirra della solidarietà attiva e fraterna, siano i doni d'Oriente di questa strana Epifania 2021.

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