E' un'opera d'arte, collocata davanti al Museo di Arte Contemporanea di Roma.
La barca serve per solcare le acque, affrontando le tempeste e le onde altissime. Al posto della vela c'è un muro che l'attraversa. La taglia in due.
Da una parte c'è il passato, un anno che se ne va, portandosi via attese realizzate e inevase, sofferenze e soddisfazioni, piccole gioie quotidiane, memorie e rimpianti.
Dall'altra c'è il futuro, con lo sguardo proteso in avanti, con il vento della speranza e la forza del desiderio. Dove ci porterà la nave dell'Essere e dell'esserci, in questo nuovo inizio che sta per accadere?
La barriera tra il passato e il presente è anche quella, misteriosa, tra la vita e la morte. E' qualcosa che impedisce di guardare oltre, ma anche consente di presentire l'Infinito, l'eterno conflitto fra l'angusto spazio della conoscenza e l'ampio oceano dell'ignoto.
La barca ricorda tante sorelle e fratelli che affrontano il mare e sono affondati dal muro dell'indifferenza e dell'egocentrismo, pesante fardello imposto a chi cerca soltanto una vita sicura e un po' di pace. La barriera ricorda la fine della rotta balcanica, il respingimento illegale di migliaia di profughi ce arrivano stremati in Italia e vengono rigettati in Slovenia, in Croazia e poi di nuovo in Bosnia, portando sul loro corpo le ferite e le umiliazioni inferte dai bastoni del Potere.
Il muro richiama la divisione dei confini, le bombe e le fucilate che impediscono di transitare, da una parte all'altra. Ma ricorda anche la bellezza della diversità, il fascino della trasgressione, la curiosità dell'andare, come scriveva Montale, "più in là".
I muri sono fatti per essere abbattuti, ma anche per proteggere la ricchezza della diversità. Sono fatti per limitare, ma anche per donare. Sono impedimenti alle relazioni, ma anche loro condizioni.
Siamo tutti, in modi diversi, su questa barca. Quest'anno lo abbiamo sperimentato più che mai, riscoprendo - forse!!! - la bellezza della solidarietà, della compassione, del richiamo arcano a un amore che trascende l'individuo e si proietta verso la collettività, abitando la distanza che invoca il rispetto per l'enigma di ogni soggettività.
Siamo tutti sulla barca della Realtà, in qualunque modo la si voglia definire o la si voglia ritenere indefinibile. Una barca che ha in mezzo un immenso muro, da scavalcare, abbattere o abbellire, sapendo che solo oltrepassandolo potremo scoprire la Verità, ovvero che l'universo è un immenso mosaico di barche, di muri apparentemente invalicabili, di desideri irrealizzati, di utopie sconvolgenti la dimensione ordinaria del banale "di qua".
Coraggio allora, buon 2021. Se in questa barca dobbiamo remare, avanti a tutta forza, servendoci, amandoci, rispettandoci, guardando con ragionevole fiducia, al futuro prossimo che verrà.
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