lunedì 22 giugno 2020

Rivoluzione culturale per una vera Demo-Crazia

"E meno male che non ci sono il capitone e la zucchina..." Questo ritornello ci accompagna da quasi un anno, evidenziando ancora una volta la debolezza di una sedicente sinistra incapace ancora di andare oltre la critica all'avversario. E' un film già visto con Berlusconi, cresciuto nei consensi proporzionalmente agli attacchi e alle derisioni ricevuti dai suoi avversari politici. anche ora c'è chi ritiene che il declino dell'impresentabile dipenda dall'efficacia delle critiche e non invece dai suoi clamorosi errori. Gli elettori che abbandonano il loro ex idolo sono delusi dal fatto che egli non abbia raggiunto alcuno dei suoi roboanti obiettivi, non convinti dall'intelligenza e dall'umanità dei discorsi che si sentono nell'entourage del Governo giallorosso. Infatti i sondaggi non rilevano uno spostamento verso il centro e il centro sinistra, ma la ricerca di un nuovo leader non tanto più a destra quanto meno fanfarone e più pratico del fu ministro dell'interno.
In questo contesto si salva perfino al mediocrità del presidente del consiglio Conte, che potrebbe essere un bravo vescovo dell'era pre-Francesco, capace di dire cose talmente ovvie da suscitare un moto di rabbia in chi l'ascolta con spirito critico e un irrazionale entusiasmo in chi sente nei suoi paroloni - inclusione, rilancio, rinnovamento, innovazione e così via - un accento in grado di suscitare ancora speranza, una specie di rivolo di fango umido nell'assoluto deserto.
Forse, se ci fossero stato al governo gli "all'inizio citati", ne avremmo viste di ben peggio, questo è vero, ma almeno avremmo avuto il coraggio di scendere in piazza per protestare contro tutto ciò che sta accadendo e che è insostenibile. Lasciamo perdere la reclusione assoluta di milioni di italiani, con una serie di misure a volte contraddittorie, a volte non troppo ben chiarite nel loro affidarsi agli umori mutevoli di scienziati da prima pagina, comunque - in presenza di non lodelvoli modalità diverse sperimentate senza successo in altre parti del mondo - dimostratesi nella loro essenza necessarie per superare un momento di crisi gravissimo.
Ma come accettare supinamente la non avvenuta cancellazione dei decreti (in)sicurezza? Come accettare la legge sulla "regolarizzazione", autentica montagna che partorisce il topolino? Come sopportare un Governo che a parole chiede verità per Giulio Regeni e poi non soltanto impone la liberazione di Patrick Zaky, ma addirittura vende grandi partite d'armi a uno Stato che usa la tortura come metodo di coercizione? Come avere ancora pazienza quando il tempo della proprietà pubblica dei beni comuni sempre allontanarsi sempre più? Come non dare voce al grido dei lavoratori che invocano il diritto al lavoro e alla sicurezza? Come evitare l'impennata dei prezzi, non imposti soltanto dalle pur iper-capitaliste regole europee, ma anche da un liberismo selvaggio e anacronistico? Solo per portare un esempio che è stato alla base delle controversie proteste dei gilet jaune in Francia, si veda il prezzo della benzina: il crollo del petrolio ha fatto sì che le pompe in Slovenia eroghino la "verde" a 1,000 euro al litro (sì, proprio 1,000, il contatore del prezzo e quello del contenuto corrono alla stessa velocità). In Italia, si va da un minimo di 1,350 a un maddimo (constatato oggi in  autostrada, di 1,699, ovvero 35 centesimi in più che fuori dall'autostrada e 70 centesimi in più rispetto alla Slovenia). E' possibile speculare fino a questo punto sugli automobilisti che devono viaggiare per lavoro, soprattutto in questo periodo in cui ancora non sono disponibili che pochissimi treni, anche sulle tratte principali?
"Allora vorresti che tornino i suddetti"? Certo che no, ma vorrei anche che il dolore che alberga nel cuore delle masse non sia interpretato e gravemente strumentalizzato soltanto dalle destre e neppure da moti di piazza difficili da interpretare. Vorrei che ci fosse un'autentica rivoluzione sociale, che possa nascere da una completa rivisitazione della relazione tra la democrazia rappresentativa e la democrazia partecipata, tra la forza carismatica dell'assemblea e l'intelligenza creativa di chi è chiamato a rappresentarne le istanze. In altre parole, vorrei una vera Demo-Crazia.   

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