mercoledì 10 giugno 2020

10 giugno 1940, l'Italia entra nella guerra voluta dal nazi-fascismo

Giornata terribile per l'Italia, il 10 giugno di 80 anni fa! Mussolini celebrava l'apice della funesta dittatura fascista proclamando in Piazza Venezia a Roma la partecipazione alla seconda guerra mondiale. Quasi nessuno oggi se ne ricorda, l'anniversario sembra passare in secondo piano di fronte alle problematiche del presente. Forse, più probabilmente, è scomodo ricordare che gli italiani hanno applaudito in massa, con entusiasmo - salvo rare eccezioni - una decisione che ha provocato milioni di morti e una serie ininterrotta di distruzioni, le cui conseguenze durano fino ai giorni nostri. Il fascismo è corresponsabile con il nazismo della tragedia bellica, delle leggi razziste e dei campi di sterminio, delle città rase al suolo per piegare le potenze militari tedesca e giapponese, delle sanguinose attività della malinconica ma tragica Repubblica di Salò, anche delle deportazioni verificatesi nel maggio triestino e goriziano del '45, ultimo capitolo di una storia iniziata quel 10 giugno 1940. 
Se non ci fossero stati i contestatori del regime - prima del 25 luglio 1943 pochi, poi sempre di più fino all'ottenimento della Liberazione - la sconfitta sarebbe stata totale, invece la presenza di tanti che hanno versato il loro sangue per la giustizia e la libertà, ha in parte riscattato l'inenarrabile vergogna di una piazza che urlava la propria macabra adesione alle parole più terribili pronunciate da un balcone rimasto per sempre nella memoria collettiva.
Per questo sembra proprio inopportuna l'indizione di una commemorazione ufficiale della "liberazione" di Gorizia e Trieste, decisa per il 12 giugno dai rispettivi Consigli Comunali. A nessuno è negato il diritto di ricordare i defunti, esseri umani che hanno perso la vita negli ultimi giorni della guerra voluta dal nazi-fascismo. E' giusto pensare alle vittime, spesso innocenti, che sono state deportate e alcune di esse uccise, ma non si può parlare di "liberazione". E' diverso dedicare un fiore con pietas all'umana sofferenza di ogni uomo, rispetto a esprimere una riflessione di ordine storico. L'unica Liberazione, con la L maiuscola, è stata quella dal nazismo e dal fascismo, condizione che ha consentito la fine della guerra. L'unica celebrazione deve restare solo quella del 25 aprile. Le tragedie conclusive sono i colpi di coda di un conflitto del quale sono colpevoli non solo Mussolini ma anche gli italiani che lo hanno sostenuto per venti anni e che hanno inneggiato alle sue farneticanti parole, il 10 giugno 1940, giorno della vergogna.

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