domenica 7 giugno 2020

Oltre le idee, solo le emozioni?

La democrazia rappresentativa dovrebbe funzionare a grandi linee così. In ogni Nazione (o gruppo di Nazioni o anche potenzialmente in unico stato mondiale) i Parlamenti dovrebbero essere luoghi di confronto tra portatori di diverse idee della vita, della società e del mondo. Il loro serrato dialogo dovrebbe portare all'elaborazione e all'approvazione delle leggi, espressione appunto del massimo punto di incontro tra le weltanschaung rappresentate. Per esempi, la visione liberale che sottolinea la libertà d'impresa e la necessità di diminuire l'intervento pubblico sull'iniziativa privata deve lasciarsi mettere in discussione dalla visione sociale che al contrario privilegia l'intervento statale e il servizio pubblico come condizione perché il privato, in nome della propria libertà, non generi disuguaglianza e ingiustizia. Così dovrebbe essere, ma...
...ma se vengono meno le idee e le ideologie, che sono manifestazioni di un'intrinseca razionalità, che cosa rappresentano gli eletti? Sulla base di cosa vengono scelti dai votanti, nel momento in cui fanno appello a generici e inevitabilmente condivisibili principi assoluti, democraticità, libertà, onestà, ecc., svincolati da qualunque parvenza di sistema coerente di valori?
La conseguenza inevitabile, allo stato attuale delle cose e prima di un indispensabile ripensamento del concetto stesso di democrazia, è la crisi sistemica, almeno sotto due punti di vista.
Da una parte le scelte elettorali dipenderanno sempre meno dalla razionalità e sempre più dall'emozionalità. Intendiamoci, questo è sempre accaduto, ma oggi, con gli strumenti informatici e con il progresso impressionante delle comunicazioni, è facile immaginare scenari nei quali i pochi detentori dei codici informatici potranno controllare di fatto gli orientamenti di una massa sempre più grande di persone, impossibilitate a pensare ad altro che al proprio (o meglio a quello degli "influenzatori" di turno) immediato tornaconto.
Dall'altra gli eletti saranno sempre più svincolati da un potere reale di intervento sulla società, determinato invece dai potentati economici sempre più in grado di controllare i processi di cambiamento planetario. In questo contesto, non potendo legiferare su ciò che è determinante, cercheranno il seggio solo per garantire a sé stessi o al gruppo di appartenenza piccoli privilegi da antica casta censuaria.
Quindi? Quindi è inutile che la sinistra si scandalizzi perché la propria coerente razionalità sembra interessare sempre a meno persone. E' necessario che a essa si unisca una forte capacità di mobilitazione delle coscienze attraverso l'esercizio delle emozioni. Lo hanno capito Greta Thunberg e pochi altri, perforando con gigantesche azioni di massa il muro dell'indifferenza post-ideologica. ma è necessario che la loro esperienza diventi materia per una nuova stagione democratica, oltre i confini da tempo superati della classica dialettica tra liberalismo e socialismo.
Riflessione a caldo, leggendo Y.N. HARARI, 21 lezioni per il XXI secolo, Bompiani 2019

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