mercoledì 17 giugno 2020

In memoria di una bimba morta sulla spiaggia della Libia

E' un po' difficile scrivere di altro, quando la notizia del giorno è quella di una bambina di cinque mesi trovata morta sulla spiaggia della Libia. E' una delle oltre 20.000 persone che sono morte nel Mar Mediterraneo dal 2014 in poi. Eppure, come accaduto con Alan Kurdi, l'immagine di un corpicino devastato riesce ancora a "bucare" la coltre dell'indifferenza e a mettere in discussione, almeno per un attimo, le coscienze.
Quella bimba non è vittima di un incidente, ma delle politiche assurde degli Stati africani ed europei. Sì, questi e quelli. I primi, i cui capi sono di solito "figli" e "nipoti" dell'antico colonialismo, costringono le popolazioni in condizioni di vita inumane, spesso aggravate da conflitti fomentati dagli interessi economici del Nord del Mondo. I secondi, in compagnia con quelli dell'America Settentrionale e dell'Oceania, non sono in grado, nonostante gli enormi mezzi a disposizione, di produrre una Politica delle migrazioni che si rispetti.
E così, chi in modo becero e violento, chi in modo gentile e ipocrita, si accettano i respingimenti in mare, l'affidamento alle guardie costiere libiche, i campi di concentramento della Turchia e delle isole greche, le bastonate ai confini tra la Croazia e la Bosnia, tra la Turchia e la Grecia, il riaccompagnamento illegale di chi arriva in Italia, "deportato" in Slovenia, poi in Croazia e infine nella Bosnia ancora martoriata dal coronoavirus.
La bambina sulla spiaggia offre la sua vita alla voce forte di Soumahoro, che in Italia ribadisce la necessità di regolarizzare i braccianti e i lavoratori irregolari, di cancellare la vergogna dei Decreti In-Sicurezza targati Salvini (ma anche Conte e Di Maio...), di chiudere i CPR immediatamente, di ripristinare, così come era, lo SPRAR per un'accoglienza e un'integrazione reciproca degni di questo nome.
Avanti dunque, parliamo anche d'altro, la vita è finita solo per quella bimba e probabilmente per la sua famiglia. Ma almeno, si cerchi di non dimenticare troppo in fretta e di lottare perché questa ennesima tragedia non sia accaduta invano.

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