sabato 27 giugno 2020

La democrazia rosicchiata

E così, sembra che ci sia il "Giorno delle elezioni", dove dovrebbero essere raggruppati appuntamenti regionali di grande importanza, scelte di enti locali e referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari.
Che senso abbia il taglio dei parlamentari non si capisce tanto bene. O meglio, la motivazione superficiale è evidente ed è facile preda di posizioni populiste.Si fa per risparmiare, sottintendendo che un organo politico è di per sé un peso economico per lo Stato. La riduzione della rappresentanza in realtà è riduzione della forza della già in crisi democrazia rappresentativa. I territori saranno sempre più staccati da chi dovrebbe dare loro voce, le comunità numericamente minoritarie perderanno qualsiasi peso a livello nazionale e i pochi eletti (in tutti i sensi) saranno ancor più "casta" di quanto già non lo siano. "Ma in altri Paesi i Parlamenti funzionano in altro modo, con un rapporto più ampio tra elettori ed eletti". Sì, è vero, anche se non ovunque. ma ogni Paese ha caratteristiche molto diverse e il nostro sistema si è configurato così come è, per rispettare quella grande varietà di culture, lingue e dialetti, posizioni politiche che da sempre hanno reso originale e specifica la situazione italiana. "E i risparmi? Come contenere allora i costi della politica?" Semplicemente riducendo le paghe. Non si abbassi il numero dei parlamentari, si abbassino invece le loro paghe e si cancellino i loro assurdi e anacronistici privilegi. E, già che ci si è, si taglino anche le paghe e si cancellino i privilegi dei consiglieri regionali i quali, spesso senza alcuna responsabilità reale, guadagnano cifre mensili da capogiro, collezionando stipendio, diaria per il viaggio quotidiano (indipendentemente dal fatto che il viaggio si effettui o meno) e contributo secco esentasse per il pranzo. Dimezzando tutto ciò si otterrebbe senz'altro un ben maggiore beneficio senza per questo accelerare la distruzione del senso della rappresentanza.
Anche per ciò che concerne la "Giornata delle elezioni" c'è da esprimere forte perplessità. Si sa che, a differenza degli altri tipi di referendum, quello costituzionale non richiede il raggiungimento del quorum e quindi paradossalmente anche un solo elettore potrebbe determinarne l'esito. Ora, la campagna elettorale in molte grandi Regioni italiane soffocherà qualsiasi altra tematica politica e c'è il concreto rischio che a un'indubbiamente crescita del corpo elettorale chiamato alle urne per le elezioni amministrative corrisponda una scarsa possibilità di adeguata informazione su un tema estremamente delicato e importante. Per questo sarebbe stato meglio distinguere i due momenti, anche in questo caso mettendo in primo piano la partecipazione consapevole del cittadino rispetto alla necessità di "fare presto", con la scusa di recuperare nel più breve tempo possibile gli appuntamenti già previsti e poi rinviati a causa delle "serrande chiuse" imposte dal coronavirus.
In ogni caso, che si tenga o non si tenga il 14 settembre, la mia personale proposta è di votare contro il taglio degli eletto alla camera dei Deputati e al Senato della Repubblica.

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