sabato 3 dicembre 2022

Capovolgimenti cristiani: tu es Petrus o surteP se uT?

Un piccione del tutto indifferente cerca qualcosa da racimolare tra i sanpietrini un po' sconnessi. E' del tutto indifferente allo spettacolo della cupola rovesciata nella pozzanghera, mentre i turisti affamati di aneddoti si affollano, dopo aver scoperto l'originale inquadratura. Il Sole ha fatto capolino e le pietre lucide riflettono i suoi rari raggi.

La cupola capovolta, come nel momento del martirio del buon Pietro, che si fece crocifiggere a testa in giù perché temeva fosse un onore immeritato quello di subire lo stesso supplizio subito dal Maestro.

La Chiesa è capovolta. Non da oggi. L'impressione è sempre la stessa, ogni volta che si ha la ventura di scendere nella necropoli vaticana. A parte l'emozionante percorso dei primi scopritori, con l'accompagnamento di straordinari archeologi, la discesa nell'antichissima città dei morti, rimasta coperta e ignota al mondo dal tempo di Costantino fino al 1939, è veramente affascinante. Si scende a una quota inferiore di molti metri rispetto alle "Grotte Vaticane", il pavimento delle quali è quello della Basilica Costantiniana iniziata nell'anno 317. Si calca lo stesso sentiero che duemila anni fa portava i parenti a far visita alle tombe affrescate dei loro cari, consumando in loro onore il refrigerium sul tetto dei vari sacelli. E poi si vede una delle due colonnine del "tropayon" il trofeo che secondo Eusebio di Cesaea (IV secolo) il presbitero Gaio (II secolo) aveva visto sulla via Trionfale presso il colle Vaticano. Si vede il muro rosso, il muretto col graffito greco che annuncia che "Pietro è qui", le ossa avvolte in plastiche a prova di bomba, salvaguardate dopo le scoperte del XX secolo. Pietro è qui, "Tu sei Pietro", secondo il Vangelo avrebbe detto Gesù. Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la Chiesa. Una lastra da una parte, una lastra dall'altra del corpo martoriato dalle torture e dall'uccisione, nel Circo di Nerone, a pochi passi dal sepolcro. E' la tomba dei più poveri dei poveri, di quelli che non hanno alcuna possibilità di una memoria legata alle pietre e alle opere d'arte. Questo è Pietro, fedele al vangelo, alla coscienza e al suo ruolo di responsabilità nella Comunità delle origini, fra costruzione dell'idea della fede e tempo di gioiosa sofferenza nell'affronto delle persecuzioni. Questo è Pietro, prima del capovolgimento della Chiesa.

Ci ha pensato per primo Costantino, spianando il Colle Vaticano per creare un enorme terrapieno su cui edificare la prima, grande e affascinante Basilica a cinque navate. Ci ha pensato ben di più Giulio II, demolendo il capolavoro dell'Imperatore che promulgò l'editto di tolleranza di Milano (312), per iniziare a costruire il nuovo San Pietro. Il XVI secolo è occupato tutto da questa ostentazione clamorosa di ricchezza, di affermazione del triplice potere dei Pontefici, che legano e sciolgono chi desidera la Salvezza, nei cieli sulla terra e sotto terra. Alla fine del secolo, ecco slanciarsi verso il cielo la nuova torre di Babele, la meravigliosa cupola almeno pensata, se non realizzata da Michelangelo. 130 metri di pura Arte, sulla linea a piombo della misera tomba alla cappuccina dell'Uomo Pietro, più che del santo proclamato quando si sentì l'esigenza di separare luoghi profani e luoghi sacri, tempi profani e tempi sacri, uomini normale e uomini santi. Ciò che Gesù aveva abolito, i Papi rinascimentali ricostruiscono, succhiando il denaro dai poveri con l'empia dottrina delle indulgenze e portando in trionfo la struttura umana della Cattolicità ferita dalle costruttive intenzioni e riflessioni della prima Riforma di Lutero. Certo, a chi arriva nella piazza 500 anni dopo, tutto sembra immenso e spettacolare, la Bellezza sembra chiamarsi fuori, definirsi estranea alle intenzioni e alle manie di potenza di chi ne ha consentito l'espressione. E le immagini e i simboli colpiscono e coinvolgono, trascinano verso una dimensione che travalica il tempo e lo spazio, stempera il giudizio e costringe a misurarsi con la verità di sé, di questa maestosa e drammatica, pacifica e tremenda nostra Umanità.

E' un nuovo capovolgimento della cupola di San Pietro, la parola dell'attuale vescovo di Roma Francesco, che riempie la piazza antistante con la memora dei naufragi dei migranti nel Mediterraneo e che invita ad abbassare lo sguardo, a sentire un senso di sottile colpa nel gustare i vertici dell'arte di ogni tempo, senza accorgersi dei milioni di poveri Cristi (e di poveri Pietri!), così smaccatamente lontani dalle segrete stanze vaticane e così chiaramente vicini a quella apparentemente insignificante "tomba alla cappuccina". 

Quale è il vero San Pietro? La cupola o il suo rovesciamento? Gesù ha detto: Tu es Petrus? E chi l'ha trasformato nel suo opposto: surteP se uT? 

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