martedì 19 luglio 2022

Fuoco e siccità, emergenza locale, emergenza globale.

Sono giorni di guerra. Il fuoco sta distruggendo i boschi del Carso, minaccia anche le città e i paesi, si respira il fumo che il vento diffonde ovunque. I Gasilci sloveni con i Vigili del Fuoco italiani tentano eroicamente di fermare le fiamme, aiutati da elicotteri e, per ora, da un solo Canadair croato che fa la spola tra il mare e le zone colpite. Grazie a chi si prodiga per arginare il disastro, con tanto impegno e non senza rischi per la propria incolumità! 

Nel frattempo il caldo incombe. Non è certo la prima volta che le temperature raggiungono simili livelli, ma ciò che colpisce è la durata. E' da inizio giugno che si suda abbondantemente, soprattutto nelle ore centrali della giornata. Il tracollo tragico di terra e di neve della Marmolada ha richiamato tutti alle conseguenze del riscaldamento globale e all'incredibile velocità con la quale spariscono i ghiacciai dell'Arco Alpino. Altrettanto inquietante è quanta poca pioggia sia caduta, dall'autunno scorso a oggi. Qualche goccia, qua e là, ma nulla più. Tremende sono le immagini dell'Isonzo in secca, la scia di fango che rappresenta ciò che resta del Vipacco nella di solito affascinante confluenza, poco più a sud di Savogna. Bravi gli amanti dell'ambiente che hanno salvato, con grandi sforzi, migliaia di pesci a rischio di rimanere intrappolati nelle secche!

Che dire? Il combattimento è globale e ciò che constatiamo con grande tristezza vedendo i nuvoloni di fumo che si innalzano ovunque sul nostro amato Carso, è ciò che stanno già vivendo da anni tante popolazioni in altre parti del mondo. E' vero che quando i problemi rimangono geograficamente o socialmente lontani, sembra quasi che non esistano o siano frutto di fantasia. La realtà è un'altra e, come richiamato da Greta Thunberg e dai giovani dei Venerdì per il Clima, il futuro è purtroppo già qui, fra noi. Gli incendi e la siccità non fanno parte di quelle sciagure che accadono una volta ogni tanto nella storia, ma sono ormai una realtà quotidiana, dovuta a precisa scelte globali di homo sapiens (o presunto tale). E' il sistema capitalista, con i suoi principi di sfruttamento senza remore della natura e di consumo del suolo, il vero responsabile della catastrofe climatica della quale vediamo le avanguardie. Del resto, restando solo "a casa nostra", basta un impietoso confronto tra una fotografia della pianura friulana di quaranta anni fa e un'altra odierna, per comprendere quanto asfalto, centri commerciali, capannoni industriali - molti dei quali divenuti cattedrali nel deserto quando non ricettacoli di pericolosi rifiuti abbandonati - hanno sostituito i boschi e la terra fertile. Con quali conseguenze?

E' una sera triste per tutto il territorio Goriziano, fa parte di troppe sere tristi che si vivono in tutto il Pianeta. E mentre sarebbe indispensabile unire le forze per affrontare le sempre più numerose emergenze e per invertire la rotta tutti insieme, si pensa ancora che la guerra sia una soluzione dei problemi e dei conflitti, ci si incaponisce a difendere i propri squallidi interessi invece di investire tutto ciò che si ha, nell'individuazione di un nuovo sistema, più equo, più giusto, più rispettoso della Madre Terra. 

E intanto un aereo ucraino, partito dalla Serbia, precipita in Grecia e rivela un carico di armi destinate al Bangladesh. Misteri profondi, mentre l'Unione europea prona davanti al giocoliere di Kiev invia armamenti in quantità, l'Ucraina risulta coinvolta in una strana compravendita, lanciarazzi portati in uno dei Paesi più poveri del mondo. Quante domande, quanti dubbi irrisolti e irrisolvibili! La notizia è apparsa fugacemente e ben presto cancellata dai media dominanti... con buona pace di otto esseri umani, tutti ucraini, che nell'"incidente" ci hanno rimesso la vita. 

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