Ci ha lasciato Paola Mazzetti, qualche giorno prima del compimento del 95° anno di età.
E' una delle ultime testimoni dell'"eccidio del Focardo", un crimine di guerra accaduto il 3 agosto 1944, nella villa sulle colline fiorentine di proprietà di Robert Einstein, cugino diretto e amico fraterno del famoso scienziato.
Erano gli ultimi giorni di guerra nel Centro Italia e gli americani avevano quasi raggiunto Firenze. I partigiani avevano avvisato Robert di una possibile azione dei soldati tedeschi che stavano risalendo la Penisola. Lo cercavano in quanto ebreo e anche, a quanto sembra, per punirlo della parentela con Albert. Era fuggito nei boschi per non farsi trovare, ma i membri della Wehrmacht (così sembra dalle indagini svolte cinquanta anni dopo), appena arrivati avevano fucilato all'istante la moglie Nina Mazzetti e le due giovanissime figlie Luce e Annamaria. Paola era ospite della villa con la sorella gemella Lorenza, praticamente adottate dalla famiglia Einstein dal momento che la madre era morta di parto. Robert Einstein, rientrato precipitosamente, aveva trovato il podere in preda alle fiamme. Dopo aver sistemato tutte le questioni economiche e garantito un futuro ai suoi cari, si era suicidato subito dopo la fine della guerra, il 13 luglio 1945.
La tragedia aveva lasciato un segno profondo nell'animo delle due gemelle. In due modi diversi lo avevano trasformato, reinterpretando un'infinità di volte gli eventi con straordinaria delicatezza. Lorenza, scomparsa due anni da, si era dedicata alla letteratura e al cinema, con un certo successo se solo qualche anno addietro era stata premiata "alla carriera" al festival "Amidei" di Gorizia. Aveva scritto diversi libri ispirati agli eventi autobiografici, il più noto dei quali, "Il cielo cade", aveva vinto un Premio Viareggio e aveva meritato una bella trasposizione cinematografica negli anni '90, con attrice principale Isabella Rossellini. Paola invece, oltre alla scrittura, aveva percorsi i sentieri dell'arte figurativa, riproponendo il messaggio del Focardo in una serie inesauribile di tele, presentate in mostre di successo a Roma e nelle principali città italiane ed estere. Era una persona che viveva e trasmetteva una straordinaria serenità, era stata di grande aiuto a tante persone che cercavano in lei un sostegno psicologico, attraverso la terapia dell'arte, della scrittura e del gioco. Viveva nel cuore di Roma, con la figlia Eva, nota artista fotografa, in via Monte della Farina, a due passi dalla Piazza del Campo e dal monumento a Giordane Bruno. Come la sorella, sarà sepolta nel cimitero della Badiuzza, a due passi da quel Focardo che ha avuto tanta importanza nella sua vita.
Rimane un'ultima testimone di quell'eccidio nazista, una terza cugina ospitata temporaneamente dagli Einstein per sottrarla ai pericoli della guerra. Si chiama Anna Maria Boldrini ed è mia madre.
Nessun commento:
Posta un commento