sabato 16 luglio 2022

Dalla filosofia dell'ingordigia a quella del Dono, una via per la pace

Perché c'è la guerra? E' possibile un mondo senza guerre?

Molti ritengono che no, non può esistere un mondo senza guerra. Così è sempre stato e così sempre sarà.

Ma davvero non c'è via di uscita? L'essere umano continuerà per sempre a uccidere i propri fratelli? Perché un qualcosa di così irrazionale - volontariamente soffrire e far soffrire gli altri - non potrebbe essere cancellato dalla storia?

La radice dell'inimicizia, a tutti i livelli, è la paura generata dalla necessità di difendere ciò che si possiede. Ciò vale nelle relazioni tra individui, come in quelle tra le nazioni che altro non sono, in fondo, che convenzioni generate dall'umana immaginazione per rafforzare le potenzialità del soggetto. Anche la proprietà, la patria, il denaro, la famiglia, la lingua, altro non sono che frutti dell'intelletto umano, "inventati" per rendere migliore l'esistenza e la convivenza. 

Percepisco l'altro da me come un "nemico" perché ho paura che mi porti via qualcosa, minacci il mio possesso. Ho bisogno di "difendere" ciò che ritengo essenzialmente mio, per questo ogni conflitto nasce non soltanto dalla volontà di offendere, ma anche di difendersi. La conflittualità è legata intrinsecamente alla proprietà. Senza scomodare Engels e il suo famoso saggio sull'origine della famiglia e dello stato, alcune ricostruzioni sociologiche attuali, più o meno condivise, dimostrano l'esistenza di società antiche - guarda caso matriarcali - dove l'assenza del concetto di proprietà va di pari passo con la mancanza di conflitti violenti.

La madre di tutte le paure è quella della morte ovvero della perdita di ciò che viene percepito come la fine di tutto ciò che si ha. Per alleviare il terrore della morte occorre eliminare tutto ciò che potrebbe minacciare la vita, come sempre individuale e collettiva. Il paradosso sta nel ritenere che sia possibile salvare la propria vita uccidendo e correndo il rischio di essere uccisi. Per raggiungere tale obiettivo si costruiscono strumenti sempre più sofisticati e potenti, fino alla realizzazione di arsenali che potrebbero distruggere totalmente la vita sulla Terra. Per quale scopo in fondo? Quello di difendere la "propria" vita, a costo di rimanere da soli sul suolo di un Pianeta ormai perduto. 

C'è un'alternativa? E' possibile immaginare un criterio diverso da quello della paura di perdere ciò che si "possiede", radice di ogni violenza? Se c'è, deve necessariamente essere qualcosa d'altro rispetto all'incentivazione della volontà di accumulare sempre maggiori ricchezze, la cui conseguenza è quella di separare con un abisso progressivamente più profondo i pochissimi che gestiscono le leve del Potere dai miliardi di esseri umani trasformati essenzialmente in oggetti di consumo, se non in carne da macello. Deve essere necessariamente l'antitesi della civiltà del Capitalismo.

Un'alternativa possibile è quella di liberarsi dalla paura di perdere ciò che si ha e l'unico modo per percorrere questa strada è passare dalla necessità di accumulare a quella di donare, dall'ossessione di difendersi all'apertura illimitata e fiduciale all'altro, dalla disponibilità a essere offesi piuttosto che a offendere. La filosofia del Dono è il fondamento della rivoluzione nonviolenta. Non ho paura di essere derubato di nulla perché non percepisco nulla come "mio", al massimo come qualcosa che mi è stato affidato, con l'unico scopo di essere condiviso. "De Dei dono", è scritto su un mosaico aquileiese del IV secolo, riferito a un pezzo di terra offerto da un certo Ianuario, donato non dal proprio possedimento, ma "da ciò che Dio gli aveva donato". Ciò vale anche per la realtà della Vita, solo la disponibilità a trascorrerla come una perenne affermazione della generosità, della condivisione, dell'accoglienza, della giustizia, in una parola dell'Amore, permette di superare l'atavica paura della morte e di trovare l'autentica e duratura Pace. Individuale e collettiva.

E' solo una bozza di ragionamento. Ma la guerra in corso in Ucraina - come tutte le altre guerre dimenticate e sparse in tutto il Mondo - dimostra ancora una volta che se non si cambiano la concezione e lo stile di vita personali e il sistema economico globale, non ne potremo mai venire fuori e la guerra avrà sempre, ahimé anche letteralmente tra un po', l'ultima parola.

Ma se all'ingordigia del Capitale si sostituisce il dono della Solidarietà universale, allora forse qualcosa potrà cambiare. "Chi vorrà salvare la propria vita la perderà, chi perderà la propria vita la salverà", aveva detto qualcuno, circa 2000 anni fa!

Nessun commento:

Posta un commento