Non ci si può esimere tuttavia da due osservazioni generali, entrambe importanti, una formale l'altra sostanziale.
La prima riguarda la designazione della Presidenza del Consiglio Comunale, incarico importante e ben retribuito, che compare nella lista proposta dall'ex e neo sindaco. E' una scorrettezza istituzionale. E' vero che difficilmente la maggioranza oserà proporre un nome diverso da quello indicato, tuttavia la nomina non spetta al primo cittadino ma al Consiglio Comunale che elegge nella prima seduta il proprio presidente, almeno in teoria dopo una possibile trattativa con l'opposizione. Aver già dato per scontata la presidenza Paoletti è uno sgarbo che contraddice la volontà di dialogo con l'opposizione (in questo caso anche con il resto della maggioranza) espressa da Ziberna nelle dichiarazioni di prammatica del dopo elezioni.
La seconda osservazione è molto più importante e sostanziale. A quanto sembra, nessun componente della Giunta è sloveno o comunque conosce la lingua slovena. Si suppone quindi che tutto il percorso politico che condurrà a Nova Gorica e Gorizia capitale europea della cultura 2025 (EPK/CEC), sarà reso possibile da una comunicazione in lingua inglese (ma non tutti gli assessori se la cavano anche con questa lingua) o dalla mediazione degli interpreti. In altre parole, mentre sembra che nel prossimo bando del Comune di Nova Gorica per l'individuazione del nuovo direttore, non sia più richiesta come condizione la conoscenza della lingua italiana, la Giunta comunale di Gorizia che dovrà interloquire con i colleghi in Slovenia non prevede neppure un componente che sappia lo sloveno.
E' bene che tutti si conosca l'inglese e che ci si possa parlare almeno in una "lingua terza". Ma non è un buon biglietto da visita di una capitale della cultura scelta proprio per la (presunta) unità nella diversità delle due città sul confine, rinunciare in partenza allo sforzo di raggiungere almeno il bilinguismo passivo, poter parlare il proprio idioma comprendendo bene quello dell'altro, senza costringerlo a dover sempre rinunciare alla propria lingua materna per poter realizzare un'efficace comunicazione.
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