(continua dal post precedente)
Qualche esempio recente? Eccone otto, talmente eclatanti da sconvolgere non solo i governi, ma anche le cittadine e i cittadini del mondo.
1. Giulio Regeni, ucciso in Egitto proprio in quanto "pro-feta", cioè come colui che svela ciò che è occulto e denuncia l'ingiustizia, il sopruso del Potere. Il movimento in Italia e non solo che chiede "Verità e Giustizia per Giulio Regeni" è l'esempio di come la tenacia e l'intelligenza possano mantenere in atto una protesta sistematica, in grado di imbarazzare chi è abituato a stendere le cortine del silenzio sulla violenza dei dittatori.
2. Daphne Anne Vella (Caruana Galizia), vittima di un attentato dinamitardo a Malta nel 2017, è stata una giornalista di inchiesta, che ha denunciato corruzione e loschi interesse, nel suo Paese e in Europa. Anche lei è stata azzittita, cancellata dall'esistenza, evidentemente per aver toccato i veri nervi scoperti dell'ennesimo "sistema".
3. Ritornando in Egitto, la richiesta di giustizia non può che trasformarsi in pressione affinché Patrick Zaki, da un anno chiuso in un carcere e perseguitato per il suo desiderio di conoscere e informare, sia immediatamente liberato. E' uno scandalo che i governi, anche quello italiano, trattino commesse commerciali e militari con un Paese che viola in modo così palese i diritti umani.
4. Marielle Franco, straordinaria attivista e sostenitrice dei diritti umani, consigliera comunale a Rio de Janeiro, uccisa il 14 marzo 2018. Era un punto di riferimento per i movimenti pacifisti e femministi del brasile e dell'intera America Latina. Il suo assassinio è stato un tragico preludio alla stagione di repressione antidemocratica sostenuta dal 2019 dal nuovo presidente Bolsonaro.
5. Juljan Assange, straordinario giornalista, autore di incredibili reportage sul funzionamento dei meccanismi di violenza e guerra, nei Paesi più potenti del mondo, da oltre dieci anni vive la sofferenza della prigionia, dell'umiliazione e della malattia. E' un altro colpevole del reato di ricerca e testimonianza della verità, dimenticato e spesso vilipeso dai suoi stessi colleghi, forse preda di un certo senso di inferiorità di fronte a una persona che ha rinunciato alla libertà per non venire meno alla professionalità.
6. Malalai Maiwand è stata anche lei giornalista e ha difeso i diritti delle persone, soprattutto delle donne, in un Paese nel quale schierarsi in questo senso è molto pericoloso. E così anche il suo nome si iscrive nel novero dei troppi martiri della verità, uccisa con il suo autista in un attacco, a jalalabad, in Afghanistan, il 9 dicembre 2020.
7. In questi giorni la Russia è in fiamme, Aleksej Naval'njy, dopo l'avvelenamento che lo ha portato sulle soglie della morte, è ritornato in patria. Immediatamente arrestato - e con lui subito dopo la moglie e altri compagni di protesta - è stato condannato a rimanere in carcere dopo un processo lampo. Mentre il popolo scende in piazza a suo favore contro Putin, giunge la notizia della morte improvvisa del suo medico, quello che aveva denunciato l'avvelenamento.
8. Infine Zhang Zhan, ottima giornalista cinese, arrestata e condannata a quattro anni di carcere per essere stata "sulla notizia" nell'occhio del ciclone pandemico. E' lei che ha documentato le prima fasi del contagio da covid-19 a Wuhan ed è stata denunciata e condannata perché con i suoi servizi avrebbe "provocato litigi e problemi".
Sì, l'elenco è molto lungo e potrebbe certamente ancora continuare. Sono tempi difficili ma importanti. In momenti come questi, occorre essere pronti a tutto, per cercare di aggirare e a cancellare la cortina del silenzio e del segreto che consente a chi comanda di perpetuare ogni obbrobrio pur di mantenersi saldi sulle poltrone che contano. Grazie a Giulio, Anne, Patrick, Marielle, Juljan, Malalai, Aleksej, Zhang e a tutte e tutti coloro che perdono o rischiano la vita per poterci aprire gli occhi sulle malattie della democrazia.
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