mercoledì 17 febbraio 2021

Pensieri del mercoledì delle ceneri

Il simbolo della cenere è particolarmente efficace, soprattutto se lo si accoglie su un piano antropologico.

La cenere è il prodotto di una trasformazione, resa possibile dal fuoco che consuma la materia. Evaporata l'acqua, rimane un pulviscolo grigio che viene sollevato e disperso dal vento, se diffusa nella terra risulta anche essere un buon concime, dal quale la natura troverà nuova forza creativa.

Il segno è immediatamente allegorico. La vita è come una fiamma che brucia più o meno rapidamente la carne che ci costituisce, trasformata in terra o in polvere al di là della misteriosa soglia della morte. La constatazione dell'impressionante fragilità della realtà può portare ad aggrapparsi a ciò che è temporaneo e caduco. La negazione del Limite è il fondamento dell'imperialismo, dell'egoismo, in una parola, dell'orgia del Potere. La sua cosciente affermazione genera il miracolo della compassione e della solidarietà, nella certezza che il senso dell'umana esistenza consista nel condividere questo breve tratto, alleviando il dolore e incrementando il piacere, le sensazioni che sfuggono al dominio quasi incontrastato dell'immaginazione. 

Nel rito religioso il presidente, nello spargere sul capo dei fedeli le ceneri tratte dalla combustione dei rami d'ulivo utilizzato nella domenica delle palme dell'anno precedente, utilizza due frasi. La prima - "ricordati che sei polvere e polvere tornerai" - è tratta dal libro della Genesi. Adamo ed Eva hanno mangiato dell'albero della conoscenza del bene e del male e per questo, come scrive la Bibbia, "sono diventati come dei". La memoria della propria contingenza ridicolizza la pretesa del dominio sulla Natura, sugli altri e su di sé. Se il percorso ha un limite, occorre che sia affrontato con la massima concentrazione, fondando così i valori della giustizia, dell'altruismo e del rispetto nei confronti di ogni essere, vivente o meno che sia.

L'altra frase - "convertiti e credi al vangelo" - richiede due precisazioni etimologiche. Il tema della conversione, molto presente nei vangeli sinottici, traduce il termine greco μετανοια che letteralmente significa "pensiero oltre". Non si tratta di aderire a una religione o a una comunità di credenti, ma di "trasgredire", cioè di andare al di là di quella apparente noiosità dell'ordinario che il giovane Michelstaedter definiva "rettorica". Andare dove cioè? Riconoscere la verità della "buona notizia (ευαγγελιον)" che cioè "il Regno di Dio è in mezzo a noi". Ciò non ha niente a che vedere con la struttura di una chiesa o qualsivoglia sistema di liturgie e credenze. E' invece l'affermazione secondo la quale ciò che è effimero è soltanto apparente, la vera realtà invece è eterna e infinita, realizzandosi in una delle sconfinate possibilità che è quel particolare "istante" vissuto dal frammento nel tutto cosmico.

Tale realtà che esisteva esiste ed esisterà, è "l'Amor che move il Sole e l'altre stelle" e che permea nello Spirito la Materia e che consente il permanere nel continuo divenire, il mistero dell'Uno che si manifesta nel Molteplice, l'unione simbiotica del femminile e del maschile, la scoperta del paradiso già presente e della pura apparenza della morte. 

Tutto questo fa pensare la cenere, in questo giorno santo perché profano, o profano perché santo, come ciascuno preferisca ritenere.

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