E così, è giunto il momento di Mario Draghi.
Intendiamoci, così non si poteva andare avanti. La debolezza del governo cosiddetto giallorosso (forse meglio giallo rosa) stava nell'anomalia di un presidente double face e in una coalizione comunque difficile da governare. Non è un caso che proprio chi ha reso possibile la "svolta del Papeete" nell'estate 2019, sia stato il protagonista della demolizione del progetto da lui stesso propugnato. Sarebbe stato opportuno andare alle elezioni subito, dopo il tracollo del funesto tentativo giallo verde, ma così non è stato a causa di un Renzi tuttora in caduta libera nei sondaggi.
Il discorso di Mattarella, ieri sera, è stato indiscutibile. In una situazione come quella che si è creata la strada "normale" sarebbe quella dello scioglimento delle Camere e del ricorso alle nuove elezioni. Tuttavia, in piena crisi sanitaria, sociale ed economica, "perdere" almeno cinque mesi senza un Governo nel pieno esercizio dei suoi poteri, sarebbe davvero un'incoscienza che l'Italia non si può permettere. Per questo la scelta non avrebbe potuto essere diversa, un Governo tecnico, nella speranza di larghe intese.
Certo, la scelta di Draghi non è casuale, sarebbe stato meglio una guida "morale" piuttosto che uno dei massimi rappresentanti dei potentati finanziari europei e mondiali. L'indirizzo del nuovo Governo dipenderà molto dalla disponibilità e dall'influenza che avranno su di esso i partiti che accetteranno l'invito di Mattarella e lo sosterranno. Anche chi non entrerà nel "gruppone" avrà una responsabilità importante. Ciò non riguarderà tanto i 5 stelle, in vista di possibili divisioni e ancora del tutto privi di un programma politico sostenibile. Sarà invece importante l'azione della Sinistra politica, quella parlamentare che dovrà scegliere se continuare nella simbiosi con il Pd e soprattutto quella non rappresentata in Parlamento, che ha un'occasione formidabile per riorganizzarsi, riunirsi e riproporsi con nuova forza, organizzazione e convinzione alle prossime elezioni, siano esse - come ormai probabile - fra due anni - oppure prima.
Chi governerà dovrà compiere scelte difficili e impopolari che metteranno a dura prova maggioranze e opposizioni parlamentari. Una visione alternativa, con forte carattere sociale, ambientale e autenticamente politico potrebbe in questi due anni crescere, contestando il potere dei "banchieri" e costruendo un percorso - più possibile unitario - verso una società equa e solidale, finalizzata a riorganizzare il mondo del lavoro, della sanità, della cooperazione, dell'accoglienza. Una società post-pandemica e post-capitalista, in grado di realizzare l'obiettivo, "da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo le sue esigenze".
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