martedì 9 febbraio 2021

Suggestioni aquileiesi...

 

Nella cripta degli affreschi, sotto l'abside della Basilica di Aquileia - oltre ai bellissimi affreschi delle lunette che raccontano la passione morte, deposizione dalla croce di Gesù e la dormizione della Vergine, oltre alle volte che narrano la storia leggendaria della fondazione della chiesa aquileiese da parte dell'evangelista Marco - ci sono delle rappresentazioni misteriose che sembrano quasi svanire sotto lo sguardo del visitatore. Una di queste, esattamente al centro dell'absidiola, permette di cogliere le sembianze di un uomo che, seduto su una specie di trono in mezzo a due alberi, suona la lira. Da una parte e dall'altra accorrono verso di lui gli animali, uccelli, cammelli, bestie feroci, perfino sembra di intravvedere una giraffa e un cagnolino. Chi può essere questo personaggio? Forse il re Davide, al quale la tradizione attribuisce la composizione dei Salmi? Oppure Orfeo, l'incantatore che con la sua musica seduce perfino i demoni e riesce a raggiungere negli inferi al sua bella Euridice? In un contesto basilicale forse occorre fondere le due suggestioni, riconoscendo nell'uomo che suona lo strumento musicale lo stesso Cristo, discendente della stirpe di Davide, Colui che dopo la morte discende agli inferi per liberare coloro che le sono prigionieri. E' uno straordinario messaggio di speranza, la Vita vince la Morte, in una simbiosi nella quale il Salvatore e il Salvato si scambiano misteriosamente i ruoli e raggiungono una definitiva e nel contempo sempre dinamica Unità.

Certo, non è facile raggiungere questa profonda comunione di intenti e questa indescrivibile partecipazione alla dimensione divino-umana che caratterizza ogni essere vivente. Se da una parte c'è Colui che viene dall'Alto per liberare con la musica divina il prigioniero dell'apparenza e della frammentarietà, dall'altra l'annuncio del Regno presente sulla Terra implica l'accettazione del dramma

della storia, sempre sospesa tra edificazione e rovina. Accanto alla serena contemplazione del suonatore seduto, si svolgono altre scene, quasi una rappresentazione della gloria e del dolore universale. Un uomo, con gli occhi spalancati verso un orizzonte di sofferenza, viene trascinato nudo, con una corda, verso una specie di piazza. Agli ordini forse di un soldato - ma il dipinto è troppo deteriorato per esserne sicuri - qualcuno sembra essere dilaniato da una belva. Sono martiri cristiani? Prigionieri di qualche guerra che fin quasi ai giorni nostri si osava definire in modo sacrilego "santa"? Oppure sono semplicemente la descrizione di ciò che è avvenuto e avviene in ogni tempo, la creatura chiamata alla Vita si sente misteriosamente attratta dalla Morte, la Luce sfolgorante della Fede che trascende il "qui e ora" viene soffocata dai pogrom e dai massacri di ogni secolo?

Altre scene rappresentano battaglie tra soldati vestiti con abiti curiosi e originali, poi un corteo di (forse) pellegrini che offrono - o ricevono - doni da personaggi altolocati, sovrastati da scritte che non risolvono ma complicano l'enigma. Tutto ciò non viene mostrato nella sua immediata evidenza, ma parzialmente nascosto dietro a un artistico velo, trattenuto in alto da maschere quasi grottesche. Ciò che è chiaro e immediatamente percepibile è il Mistero Pasquale affrescato nelle lunette o la storia della comunità cristiana di Aquileia, con i suoi fondatori, i suoi santi e i suoi martiri. Tutto il resto rimane comprensibile soltanto grazie a una luce soffusa, che non  si impone e forse neppure si propone. Così è e basta rendersene conto, senza sprofondare nel baratro della disperazione o senza innalzarsi alle vette della presunzione. Questo è il teatro sul quale si svolge la nostra personale rappresentazione esistenziale. E se passa la scena di questo mondo, non è detto che al di là del Velo non ci sia un'altra realtà, non più condizionata dalle categorie dello spazio e del tempo, svincolata dalle austere leggi della fisica e dagli spazi speculativi della metafisica, un universo di energie fluttuanti nel vuoto cosmico o nell'assoluta pienezza dell'imperscrutabile Mistero. 

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