Un dato è certo. L'aumento esponenziale dei tamponi ha evidenziato la presenza di tanti casi di positività al coronavirus.
Si getta una luce diversa su quanto già si intuiva, la catastrofe di primavera è stata determinata da una sostanziale impreparazione davanti a un evento completamente inatteso nelle sue dimensioni. In quel caso sono stati monitorati soltanto i casi sintomatici, rilevando così una percentuale spaventosa di decessi rispetto al numero di malati. Se è vero, come dichiarato dal Direttore del Ministero della Salute, che già si sapeva della gravità dell'epidemia poco dopo metà gennaio, non si capisce la lode su come sia stata gestita la situazione da chi ha consentito, in tutto il mese di febbraio, manifestazioni culturali come il festival di Sanremo, partite di calcio importanti nazionali e internazionali, perfino la visita del Papa a Bari. Ci sarebbe inoltre stato il tempo per prepararsi a realizzare ciò che sta accadendo adesso, ovvero un controllo di base di tutta la popolazione potenzialmente a rischio e soprattutto di poter attrezzare persone e luoghi delicati, come gli ospedali e le case di riposo, privi di strumenti di protezione fino al periodo più terribile, quando le persone più tragicamente colpite sono state proprio quelle più fragili e quelle che erano chiamate ad accudirle.
Tralasciando il senno di poi - anche se molti avevano rilevato anche "in diretta" tanti motivi di scoramento - e riferendosi al presente, ci si pone interrogativi forse meno drammatici, dal momento che adesso, come è ovvio, risalta la completamente diversa percentuale fra il numero complessivo dei "positivi" - asintomatici e sintomatici -, quello dei ricoverati in ospedale e quello dei decessi.
In questo contesto, è mai possibile che si riprenda la pantomima dei DPCM, con un rituale che ormai è sconcertante? Se ne parla in tutti i contesti, dalla televisione ai giornali, con interventi autorevoli di ministri e immancabili esperti di parte. Si prospettano limitazioni incredibili, perfino la possibilità di violare le abitazioni private per verificare situazioni pericolose. Si cerca poi di rassicurare il parterre, promettendo di non andare al di là del lecito (ci mancherebbe altro!) e infine...
... Infine escono gli annunciati e iperattesi DPCM, come quello firmato alle tre di mattina questa notte, frutto di evidenti compromessi tra rigoristi e lassisti. Leggendo, si trova come sempre tutto e il contrario di tutto, quasi nulla di diverso rispetto a ciò che è stato normato dai giorni immediatamente successivi alle "serrande chiuse", tutto in pratica lasciato all'esercizio del buon senso da parte degli individui e alla necessità di dare discutibili e diversificate interpretazioni da parte delle Amministrazioni locali.
Insomma, non si può fare nulla e si può fare tutto, a condizione che si indossino le mascherine (ma non quando si fa attività sportiva o attività motoria non meglio specificata), si rispetti la distanza di un metro e non si esca da casa con la febbre oltre i 37.5. Occorreva dare così tanto materiale ai giornali per un'intera settimana per arrivare a scrivere più o meno quello che già si sapeva? E occorrono i poteri speciali conferiti al Presidente del Consiglio, per emanare dei normalissimi Decreti riguardanti la pubblica salute?
Tutto ciò si dice senza entrare in merito alla giustezza dei provvedimenti, questione tutta da discutere serenamente, al di là della difesa a priori di qualunque costrizione da parte dello schieramento che sostiene il governo cosiddetto giallorosso e dell'attacco preconcetto degli oppositori politici, per non parlare di quello incarnato nelle iperbole paradossali dei negazionisti. Ogni parte sostiene le proprie ragioni con eserciti contrapposti di scienziati "virologi" che in ogni sede, anch'essi dicono tutto e il contrario di tutto, suscitando ovunque perplessità e confusione.
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