Ripiombati nel prevedibile incubo, travolti dalla girandola di numeri, quanti tamponi contagiati ospedalizzati terapie intensive morti guariti dpcm ristoranti chiusi ristori aperti ecc., non ci si è forse accorti di un percorso del tutto nuovo, avviato negli ultimi due giorni in Spagna.
Il Governo socialista/podemos ha infatti scelto la strada della patrimoniale o qualcosa di simile. Partendo dall'asserto secondo il quale la ricchezza è consentita per essere condivisa - principio recentemente ribadito a livello etico dalla Fratres Omnes di papa Bergoglio - si è deciso di tassare i redditi più alti per finanziare interventi a favore di coloro che sono stati penalizzati dalla pandemia o, più in generale, si trovano ad affrontare situazioni di difficoltà economica.
Non si sa ancora come la prenderanno coloro che dovranno rinunciare a qualche spicciolo del loro grande patrimonio ma, se funzionasse, sarebbe l'uovo di Colombo (per citare uno che di Spagna se ne intendeva). Riequilibrando le ricchezze, diventa irrilevante la discussione sui comunque necessari interventi degli organismi internazionali, cominciando, per ciò che concerne l'Italia dai titoli e dai prestiti legati al Recovery fund o al Mes. L'entità dei finanziamenti è talmente cospicua da vincolare per molti anni gli Stati, che non potranno fare altro che approfittarne, agli attuali "padroni del vapore" - non tanto politico quanto economico - europeo. La tassa patrimoniale, improntata ai principi filosofici di solidarietà e sussidiarietà, al contrario, fonda la possibilità di un'azione senza vincoli determinati soprattutto dalle lobby bancarie, da parte dei Parlamenti e dei Governi democraticamente eletti. In altre parole e per dirla semplicemente, una equa e solidale redistribuzione dei beni risulterebbe non soltanto il frutto di una sana politica, ma potrebbe anche essere efficace per avviare nuove relazioni costruttive tra le diverse componenti della società. La Spagna è stata lodevole apripista, perché non seguire il suo esempio, immediatamente?
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