Papa Francesco propone il riconoscimento delle unioni civili per coppie omosessuali. Le sue parole sono molto importanti, dal punto di vista politico ma soprattutto da quello filosofico.
Infatti, se è vero che in Italia la legge sulle unioni civili già c'è, è altrettanto vero che l'autorevole suggerimento va nella direzione di altri Paesi nel mondo, in molti dei quali l'omofobia è ragione di Stato e viene perseguita anche con la violenza e con la tortura, spesso proprio "in nomine Dei".
Inoltre, il richiamo del pontefice va ben oltre il suo già celebre "chi sono io per giudicare?". Ammettendo di fatto ciò che è ovvio ma finora negato dalla Chiesa cattolica, cioè che due persone omosessuali che si amano sono soggetti di diritto civile, Francesco demolisce il fondamento stesso su cui si basavano finora i "divieti" e i "principi non negoziabili" dei suoi predecessori. Viene cioè contestato e in pratica demolito il concetto di "legge morale naturale", radicata nella Creazione e nella Rivelazione. In altre parole, non esiste un'etica assoluta, garantita da Dio e dal magistero della Chiesa, ma le indicazioni e le prescrizioni morali sono da adattare alle diverse situazioni, nel tempo e nello spazio. Il passaggio filosofico è enorme e foriero di grandissime conseguenze, riguardanti per esempio l'inizio e la fine della vita, la vita sessuale e il controllo delle nascite, l'insegnamento sociale della Chiesa. Dal punto di vista teologico, si è all'anticamera del definitivo superamento o almeno del radicale ridimensionamento del dogma del Vaticano I relativo all'infallibilità del Papa, come minimo da riferire esclusivamente alle questioni riguardanti la fede e non a quelle morali.
Ottimo dunque, questo è un passo concreto verso un "novum" meno legato alla personalità del Vescovo di Roma e più vincolante per l'intera cattolicità. Qualche ma... Ma sì, qualche pelo nell'uovo lo si può anche cercare...
A prescindere dal fatto che nel suo ruolo di Capo di Stato potrebbe inserire immediatamente nell'ordinamento Vaticano l'istituto dell'unione civile tra coppie omosessuali, l'eliminazione dell'assurda e anacronistica pregiudiziale "naturale" dovrebbe portare come conseguenza il riconoscimento del matrimonio omosessuale come sacramento. Intendendo con tale termine teologico la manifestazione visibile dell'amore di Dio per ogni essere umano e di Gesù Cristo per la Chiesa (intesa come comunità universale), sarebbe cosa buona e giusta, da subito, immaginare una ritualità ufficiale che consenta alla coppia omosessuale di essere "sacramento" dell'amore divino quanto qualunque altra. Una simile scelta, legata alla visione teologica, liturgica e canonica della cattolicità, rafforzerebbe e darebbe uno spessore ben più radicato e credibile alle già importanti "aperture" presenti nelle parole e nelle azioni individuali di Papa Francesco.
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