Ascoltando alcuni esponenti del Partito Democratico, ieri sera, si sono materializzati ricordi abbastanza lontani, dei quali peraltro chi scrive è stato testimone diretto. A Genova, nel 2001, Berlusconi e Fini pronunciavano simili parole, mentre scorrevano le immagini di pochi scalmanati che avevano messo a ferro e fuoco la città. Li chiamavano black blok, ma in realtà nessuno ha mai capito bene chi fossero. Di certo, con le loro incredibili violenze, avevano screditato una delle più interessanti settimane di laboratorio per la costruzione di un mondo postcapitalista e solidale. Chi ci aveva rimesso? I manifestanti pacifici, contro i quali la polizia si era accanita con una forza d'urto mai vista nell'Italia repubblicana, culminata nell'uccisione di Carlo Giuliani. Il G8 aveva vinto, da quel momento il movimento per la pace e la giustizia tra i popoli ha iniziato a scivolare su un piano inclinato che - dopo l'immensa e ultima manifestazione pacifista planetaria del 15 febbraio 2003 - lo ha portato di fatto all'insignificanza, almeno sul piano numerico.
In questi giorni sembra che il copione si ripeta, anche se la presenza di un Governo teoricamente di segno diverso da quello della destra berlusconiana sembra impedire di riconoscerlo. Le istanze della protesta generalizzata contro i dpcm governativi hanno ragioni profonde, derivano dalla contraddittorietà delle scelte, dalla penalizzazione solo di alcune categorie incautamente definite "sacrificabili", dal mantenimento di attività redditizie come le fabbriche d'armi a scapito di quelle che dovrebbero fornire presidi medici, dal sistema ospedaliero azzerato dai tagli alla sanità pubblica, dalle carenze progettuali spaventose, dalle famiglie messe in ginocchio dalla Didattica a Distanza, dagli operai costretti a pericolosi viaggi su mezzi pubblici sovraffollati e al lavoro in fabbriche insicure, dagli imprenditori paralizzati dallo smart working nella Pubblica Amministrazione, dalla dimenticanza degli emarginati, senza casa, in carcere o migranti costretti a sopravvivere in campi di concentramento dove il virus è sempre in agguato. Eccetera eccetera...
Non basta certo più il presunto equilibrio dell'"avvocato del popolo", ormai prigioniero di un'immagine di sé sempre meno convincente. Ridurre tutte le manifestazioni, da Sud a Nord, a una peraltro esistente strumentalizzazione da parte dell'estrema destra e della mafia è talmente troppo semplicistico da far venire in mente i manipoli di sconosciuti black blok che, del tutto indisturbati, hanno incatenato Genova, hanno innalzato la tensione sociale e hanno portato alla repressione poliziesca e alla tortura, da regime militare, contro gli inermi bivacchi della caserma Diaz.
Le televisioni ieri hanno fatto vedere attacchi di pochi mascherati a ricche vetrine o a camionette della polizia, mentre i social hanno diffuso cariche delle forze dell'ordine in tenuta antisommossa contro i manifestanti nonviolenti. Particolarmente preoccupante ciò che è accaduto a Trieste lo scorso sabato, dove è stata autorizzata una manifestazione esplicitamente fascista e razzista , mentre sono stati manganellati a sangue coloro che vogliono portare aiuto ai migranti, colpevoli di aver voluto rimanere a presidiare, seduti sulle panchine, la "loro" piazza.
Attenzione dunque, il momento è difficilissimo. Non si può essere d'accordo o contrari, "a prescindere", con il Governo di turno, anche chi è iscritto a una formazione politica deve più che mai pensare con la propria testa ed evitare supini allineamenti acritici, pericolosi per chi li propone ma anche per gli stessi partiti di appartenenza. Occorre che chi governa ascolti il grido dei sempre più numerosi poveri, anche quando essi trovano conforto solo in speculatori senza scrupoli che perseguono i propri interessi economici e politici. E' necessario che si diano istruzioni precise a chi dovrebbe tutelare l'ordine pubblico, per evitare che il pensiero - sbagliando? - corra troppo rapidamente alle provocazioni che i regimi costruiscono "ad hoc", per coprire le proprie volontarie o involontarie mancanze.
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