Per un ignaro cittadino, è difficile capire chi ha ragione e chi ha torto. Si parla naturalmente del coronavirus, che ha monopolizzato l'attenzione planetaria in tutto il corso di questo anno 2020, "bisesto" e assai funesto.
Al di là del politicamente corretto, come al solito si sono creati due schieramenti, in continuità con un bipolarismo che, come cantava Giorgio Gaber, arriva fino "al culatello che è di destra, mentre la mortadella è di sinistra". Il paradosso è che nell'era della comunicazione globale non si è mai stati così smarriti, costretti a formare le proprie opinioni sulla base delle "assolute certezze della scienza" (ossimoro, la scienza moderna si basa proprio sui principi della verificabilità e della falsificazione...!). Tali verità "assolute" sono sciorinate da eserciti di scienziati contrapposti che sui mille media a disposizione dicono tutto e il contrario di tutto.
Un po' per oggettiva impossibilità di far altro che fidarsi degli uni o degli altri, un po' per convenienza, i governanti traducono le posizioni "scientifiche" in prescrizioni di legge, procedendo, almeno nel caso italiano, su una strada per lo meno pericolosa, a colpi di reiterazione di stati d'emergenza, decreti del presidente del consiglio, decreti legge e così via. Anche i toni dei sostenitori e dei denigratori diventano sempre più polarizzati. Le raccomandazioni dei primi sono passate dall'accento sanitario a quello educativo passando attraverso il richiamo ideologico-quasi religioso. Le contestazioni degli altri si sono trasformate dalle posizioni negazioniste iniziali alle accuse di autoritarismo e addirittura di "dittatura sanitaria".
Interessante è notare che, al di là dei "colori" dei governanti, tendenzialmente nei diversi Paesi del mondo, chi sta al potere tende a usare il covid-19 per rafforzarsi attraverso il controllo sulle proteste degli oppositori di base, accusati di provocare il contagio con le loro manifestazioni di protesta e/o viceversa brandendo un lassismo teso ad attirare le simpatie di quelli che un tempo venivano chiamati i "padroni". Chi invece è all'opposizione reagisce in maniera speculare, rivendicando il diritto allo sciopero contro le presunte o reali minacce alla democrazia nascoste sotto le regole antivirus e/o viceversa contestando l'incoscienza dei governanti che sminuiscono o negano l'impatto della pandemia.
A questo punto, davvero, tutto è relativo e la scelta personale diventa determinante. Socraticamente, si potrebbe anche scegliere di obbedire alle leggi anche se non si è convinti della loro "bontà", dal momento che l'armonia sociale è un valore da perseguire con maggior convinzione rispetto alla posizione individuale. Certo, in tempi di democrazia e di sostanziale buon senso tale posizione è ragionevole, la fiducia nei propri governanti, anche se di estrazione politica diversa dalla propria, dovrebbe essere uno dei fondamenti della civile convivenza. Ma se scalassero le leve del Potere i gruppi neonazisti o neofascisti - magari meglio mascherati di Alba Dorada, finalmente messa fuorilegge in Grecia - si potrebbe invocare con la stessa tranquillità la necessità di "obbedire alle leggi"?
Insomma, come sempre, è un bel guazzabuglio. Personalmente seguirò le indicazioni dei vari dpcm, se non altro riconoscendo nelle loro intenzioni la volontà di essere, come diceva Mattarella, "liberi e seri, perché non è libertà contagiare gli altri". E sosterrò scelte prudenziali, anche per evitare un solo coinvolgimento nella malattia di persone deboli e fragili. E' una scelta che no esclude dei se e dei ma, fondati anche sul parere di validi scienziati che rilevano almeno una certa discordia nella cosiddetta "comunità scientifica" e sono per questo ridicolizzati o tacitati dagli altri. E, credo come tutti, sono molto preoccupato di ciò che potrà accadere nell'autunno appena iniziato, quando i morsi della crisi lavorativa e finanziaria si faranno sentire ben più forti di quanto avvenuto finora.
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