Terribili immagini giungono da Belgrado e da altre città della Sebia dove dilaga la protesta contro il governo sovranista di Vučič. La repressione è particolarmente violenta, con cariche della polizia e soprattutto azioni di forza contro inermi manifestanti. Se ne parla molto poco sui media italiani, mentre l'argomento è in tendenza su twitter e sui social.
Per fortuna meno cruenta, ma costante ed efficace, è la contestazione del venerdì a Lubiana, gestita soprattutto dagli artisti che attraverso la poesia e le performance musicali e teatrali ricordano a Janša e al mondo i principali problemi del momento.
Negli Stati Uniti, schiacciati dalla pandemia che porta al riscontro di decine di migliaia di casi di positività ogni giorno, Trump sembra finalmente in grave difficoltà, politicamente affossato non solo dalla pessima gestione del virus, ma anche dall'ondata di manifestazioni seguite all'assassinio di George Floyd.
Ovunque giovani e meno giovani scendono in piazza, in un ritrovato slancio pacifista, antirazzista, dalla parte dei diritti della persona e del creato. Anche il Papa ci mette del suo, dichiarando la Libia "l'inferno" e condannando i respingimenti dei naufraghi del Mediterraneo e il loro ri-accompagnamento in quello che egli stesso definisce il "lager libico".
Soltanto in Italia si tace, "perché se no torna Salvini". Si inghiotte una gestione del dopo virus (sperando che sia un "dopo") incentrata sugli Stati generali dei potenti, un rinvio sine die della cancellazione degli infami Decreti sicurezza, la vendita di armi all'Egitto che prende in giro lo Stato e la famiglia Regeni, la carcerazione di Zaky, le navi stracolme di profughi, le riammissioni dei richiedenti asilo dall'Italia alla Slovenia (e da questa alla Croazia e alla Bosnia), l'asservimento alle imposizioni finanziarie delle lobby europee, le accise incredibili su un prezzo della benzina esorbitante, la tolleranza dei traffici di rifiuti (tema interessantissimo dell'incontro proposto dal Forum per Gorizia domani al Kulturni dom)...
Allora, si deve continuare a tacere per non disturbare il manovratore che potrebbe, indispettito, lasciare il timone oppure è possibile ritrovare la strada della nonviolenza attiva, prima che il conflitto sociale esploda virulento in autunno, come del resto temuto anche dalla Ministra Lamorgese? Oppure è da riconoscere come autentico segno di novità il progetto degli Stati popolari di Aboubakar Souhamoro, in attesa di un allargamento di tale prospettiva dall'orizzonte sindacale anche a quello della democrazia rappresentativa?
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