venerdì 17 luglio 2020

Terremoto in Umbria e Marche, quattro anni dopo...

Protesta in piazza, a Norcia, di fronte alla Cattedrale
Ciò che resta della Chiesa di San Benedetto a Norcia
















Castelluccio di Norcia


Amatrice


















Ricordate il terremoto a Norcia, Amatrice e in un'ampia zona dell'Umbria e delle Marche, il 24 agosto e il 30 ottobre 2016? Sono località che vorrebbero rinascere e dopo la pausa del coronavirus tornano a essere giustamente piene di turisti, soprattutto italiani. A Norcia c'è ancora la grande statua di San Benedetto che benedice la folla che riempie tutti i vicoli del paese e osserva con curiosità i mille negozi trasferiti dalle case inagibili ai prefabbricati siti all'esterno delle mura rinascimentali. Nella piazza qualcuno ha appeso un grande striscione ricordando i ritardi mostruosi nella ricostruzione delle case. La visita a Castelluccio in tempo di fioritura offre scorci incredibili sui fiori di tutti i colori che coprono i campi coltivati con le celebri lenticchie. Le ferite aperte dal terremoto sono ben visibili e qualche problema lo crea anche l'enorme flusso di traffico, con file interminabili di automobili e moto che rendono l'aria montana meno sana e respirabile. Il resto della zona terremotata è costituito da paesi irraggiungibili - le strade d'accesso ai villaggi sparsi sul pendio dei Sibillini sono ancora chiuse e i siti presidiati da militari per evitare fenomeni di sciacallaggio - oppure da gruppi di caseggiati in legno prefabbricati dove ancora vive la maggioranza della popolazione, in genere molto accogliente e prodiga di racconti sul terribile istante che ha cambiato la geografia di quel territorio. Ad Amatrice, epicentro dei due eventi sismici, molte macerie sono ancora da rimuovere e il percorso di ricostruzione è estremamente lento, come rilevato da diversi cartelloni ed espressioni di protesta. Anche qui i turisti sono bene accetti, non certo perché attratti dai disastri causati dal terremoti, ma per offrire una parvenza di ritorno alla normalità a una cittadina finora ricordata, universalmente, per i prodotti gastronomici, primo fra tutti la celeberrima "amatriciana", per il clima ameno e per il panorama molto bello verso le alte montagne circostanti. Insomma, è un vero peccato che la ricostruzione proceda così lentamente e non si può evitare la domanda sul ruolo della politica. Tutti ricordiamo capi di Governo, presidenti del Parlamento, amministratori di ogni livello, accorsi nella zona il giorno dopo, affermando (come sempre del resto) la volontà di avviare immediatamente tutti i lavori possibili, di non abbandonare la popolazione e di adoperarsi per convogliare miliardi per consentire a persone e paesi di rimettersi subito in piedi. Purtroppo basta uno sguardo per capire dove siano finite, dopo quattro anni, quelle promesse, nel ben affollato dimenticatoio di governi di centro sinistra e centro destra. Si dovrebbe davvero fare qualcosa di più. Lo richiedono la serietà e l'impegno di un popolo avvezzo alle difficoltà, la bellezza di paesaggi unici e la bontà di una cultura eno-gastronomica che affonda le radici nelle più antiche tradizioni.

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