sabato 18 luglio 2020

Dodicesimo venerdì di protesta a Lubiana

"Si interrompa il janšismo, libertà ai media"
"Fanciullo con il piffero", simbolo della rtv Slovenija


"Senza l'apertura della foiba non ci può essere riconciliazione"
Il dodicesimo venerdì di protesta a Lubiana è stato dedicato soprattutto alla libertà di informazione. Sono molte le preoccupazioni intorno a un sempre più marcato avvicinamento dell'attuale governo alle istanze dell'Ungheria. Per questo il "fanciullo con piffero", nota statua simbolo ormai antico della Rtv slovena, è stato rivestito con la bandiera tricolore ungherese. La folla, ancora una volta impressionante in quanto a numero e qualità delle presenze, ha rivendicato l'autonomia del sistema informativo statale, contestando l'allargamento di quello che essi chiamano janšismo alle comunicazioni sociali. Molti altri, come nelle altre occasioni, sono stati i temi, approfonditi per la prima volta in un'assemblea popolare, con un'accurata divisione finale in ampi gruppi di studio intorno alle materie più scottanti del momento, dal cambiamento di paradigma politico alla giustizia sociale, dalla tutela dell'ambiente all'accoglienza dei profughi, dalla libertà d'informazione alla lotta contro il linguaggio d'odio. Tutti potevano intervenire, per portare osservazioni, riflessioni, interrogativi e proposte.
Non è mancato un riferimento agli eventi del 13 luglio. Secondo una parte dei presenti, la visita del Presidente Pahor al monumento di Basovizza è stato uno schiaffo alla storia. Non si può chiedere perdono per ciò che non si è commesso, senza dimenticare la tragedia del Narodni dom e la bella festa per la restituzione alle realtà culturali slovene di Trieste. Tra i vari cartelli, uno era particolarmente significativo: "Senza l'apertura della foiba non ci può essere riconciliazione". E' la posizione anche di alcuni tra i più documentati storici del Friuli Venezia Giulia, perché non cercare una verità storica prima di usare i simboli come manganelli? Perché non aprire la foiba e scoprire con gli strumenti di indagine contemporanei se hanno ragione coloro che ritengono il monumento costruito praticamente sul nulla o coloro che "sparano" cifre che vanno dalle poche decine fino ai 2000 riportati anche dalla maggior parte dei giornali italiani?
Mentre gli eventi d Basovizza in Italia sembrano già passare nel dimenticatoio, dopo essere stati incredibilmente strumentalizzati non soltanto dai giornali di destra, ma anche da quelli di grande diffusione (una positiva eccezione, Il Foglio), in Slovenia la ferita è ancora aperta e solo una ricostruzione storica adeguata, corretta, onesta e documentata potrà consentire finalmente di guardare al futuro. L'immagine dei due presidenti, mano nella mano, davanti ai segni delle due Basovizza, è indubbiamente efficace e induce positivi pensieri di pace. Ma non sarà un gesto sufficiente e non aprirà un modo radicalmente diverso di gestire le relazioni sul confine, senza una seria assunzione di responsabilità intorno ai crimini commessi dai fascisti in Slovenia e senza una revisione scientifica dei "simboli" della presenza jugoslava a Trieste e Gorizia. A proposito, a quando la revisione dei nomi e del numero dei "deportati" riportati sul lapidario del Parco della Rimembranza a Gorizia, come più volte autorevolmente proposto dall'anpi?

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