sabato 4 luglio 2020

Mattarella e Pahor non vadano a Basovizza



Migliaia di persone sono scese in piazza a Lubiana, come avviene ormai regolarmente da dieci venerdì in qua. Tra i temi della protesta di quest'ultimo venerdì ci sono stati l'antinazi-fascismo e anche la discussa visita dei Presidenti Mattarella e Pahor a Basovizza, che porterà con sé certamente non pochi problemi.
Le scritte portate dai rappresentanti della regione del litorale (Primorska) sono molto chiare: "Pahor, la visita alla foiba significa dare onore al fascismo" e "Un popolo che non conosce la propria storia non ha un futuro".
E' evidente come tale scelta porterà a un'inevitabile subordinazione mediatica dell'evento principale - la restituzione del Narodni dom di Trieste alla comunità slovena in Italia - al passaggio dei due Capi di Stato sul Carso, azione di complesso significato simbolico assai difficile da riportare in tale contesto.
L'incendio del Narodni dom è stato forse il primo gesto rivelativo dell'autentico volto del fascismo, ideologia perversa che fin dalle origini porta dentro di sé i germi del razzismo e della violenza. L'unica richiesta di perdono dovrebbe essere quella delle autorità nazionali e locali italiane che hanno lasciato trascorrere un intero secolo per una memoria e una riparazione assolutamente necessarie.
La visita alla foiba di Basovizza, anche se non si volesse tenere conto dell'assai controversa vicenda del monumento nazionale, cosa vorrebbe significare, se non una gravissima concessione alle destre, quasi che il ricordo di quanto compiuto dai fascisti in tempo di occupazione e dittatura, debba essere "equilibrato" con ciò che sarebbe stato realizzato dalle truppe partigiane jugoslave nella tragica fase conclusiva della seconda guerra mondiale scatenata proprio dai nazisti e dai fascisti. E' evidente a un primo sguardo che le due vicende non hanno alcun punto in comune che consenta un benché minimo collegamento, anzi si potrebbe dire che la seconda è stata una conseguenza diretta della violenza nazionalista che ha provocato il conflitto. 
Avrebbe di per sé maggior senso il gesto di memoria presso il monumento agli sloveni del movimento TIGR fucilati dopo i processi di Trieste nel 1929-1930, in quanto volevano difendere il diritto di un popolo a non essere schiavizzato. In questo caso si potrebbe comprendere il legame tra l'incendio del Narodni dom, grave offesa al luogo per eccellenza della vita culturale del popolo sloveno e l'uccisione dei giovani eroi che hanno dato la vita per difendere i diritti della propria comunità. Tuttavia il pellegrinaggio dei Presidenti nelle due Basovizze sembra quasi voler instaurare una macabra par condicio del terrore, scontentando fra l'altro anche la destra italiana che tuttora ritiene gli "junaki" (eroi) sloveni soltanto dei pericolosi terroristi.
Oltre a tutto ciò, c'è da dire che quella che avrebbe dovuto essere una bella festa di amicizia rischia ora di essere una giornata che scontenterà tutti: la comunità slovena in Italia, che tanto ha lavorato per raggiungere l'obiettivo della riqualificazione del Narodni dom e ora si sente accusare di un interessato silenzio di fronte a un vero e proprio sfregio della memoria; gran parte degli sloveni che vivono in Slovenia, che vedono nella visita di Pahor a Basovizza un tradimento, se non una riabilitazione del fascismo; alcune correnti più sensibili della Sinistra italiana che mettono in discussione la stessa esistenza di una foiba a Basovizza e comunque ritengono che non si possano collegare in modo antistorico avvenimenti così radicalmente diversi; a anche la destra italiana, già perplessa di fronte alla restituzione del Narodni, non accetta la riabilitazione del gruppo TIGR da parte delle autorità italiane. 
Per tutti questi e molti altri motivi, non c'è che da auspicare un ripensamento all'ultimo momento e che i due Presidenti, Pahor e Mattarella, si trovino a Trieste e vivano con entusiasmo la festa del Narodni dom e lascino perdere qualsiasi altro discutibile percorso.

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