Oggi il paese di Riace è universalmente conosciuto grazie
all’esperienza umana, politica e amministrativa che ha trasformato un borgo
ormai quasi del tutto abbandonato in un vero e proprio modello di villaggio
globale. I protagonisti di questo cambiamento sono stati i migranti che hanno
accettato l’invito ad abitare le case lasciate vuote da chi era stato a sua
volta costretto a emigrare per sopravvivere, ma il regista di questa storia è
stato Domenico Lucano, attualmente al quarto mandato di sindaco e da poco più
di un mese parlamentare europeo.
La “mia Riace” si è svolta in due giorni ed è stata
preceduta dalle solite domande interiori: è giusto capitare in un municipio,
senza preavviso, per incontrare una persona chissà quanto impegnata? Chissà se
lo si troverà, magari è impegnato nelle sedi del Parlamento europeo oppure
semplicemente si sta godendo un periodo di meritata vacanza. Fatto sta che la
sera del 5 agosto ci si fa un breve giro, scoprendo la parte antica della
cittadina, visitando la chiesa e scoprendo che i santi patroni Cosma e Damiano
sono veneratissimi da rom e sinti che, provenendo da tutto il Sud Italia, in
maggio e settembre stazionano tre giorni in paese per partecipare e animare le
processioni locali. Il tempo per una bibita nel bar in piazza ed eccolo lì,
impegnato a discutere con una cittadina. Un saluto un po’ imbarazzato e ci si
accorda per incontrarsi la mattina dopo. Ci sono altri avventori nel baretto,
sembra di riconoscere qualche volto noto, certamente non sono tutti abitanti
del luogo.
Mi sento chiamare per nome. C’è anche una famiglia di Goriziani, che trascorrono le vacanze in Riace alta, incontri veramente graditi e inattesi…
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