venerdì 9 agosto 2024

La nostra forza sta nell'incertezza: in dialogo con Mimmo Lucano (Riace, 5 e 6 agosto , 3/3)

Domenico Lucano, classe 1958, è stato eletto sindaco di Riace per tre mandati, dal 2004 al 2018. La sua esperienza è stata bruscamente interrotta dalle cause amministrative e giudiziarie relative al tema dell'accoglienza dei migranti. Nel 2024 è stato nuovamente scelto come sindaco, contestualmente alla nomina a parlamentare europeo. 

Può raccontare come è nato quello che ovunque è chiamato "modello Riace"?

E' necessario partire da lontano. Nel 1996 e nel 1998 ci furono i primi sbarchi sulla nostra costa, da navi provenienti dal Medio Oriente. In entrambi i casi erano curdi che fuggivano dalle persecuzioni, molti di loro erano impegnati anche politicamente. A quei tempi facevo parte di un collettivo molto attento alle problematiche dei migranti e decidemmo di dare una mano a quelle persone, offrendo loro accoglienza e sostegno. Da questi incontri è nata la mia scelta di concorrere alle elezioni amministrative del 1999, risultando eletto come consigliere di minoranza e cercando di trasformare la normale azione umanitaria in preciso disegno politico. 

Come è stato accolto questo "salto di qualità"?

Devo dire che in quel periodo fu decisivo l'incontro con Gianfranco Schiavone, presidente del Consorzio Italiano di Solidarietà. Aveva sentito parlare della nostra vicenda ed è venuto a presentarmi il percorso da lui condiviso a livello nazionale per giungere alla stesura di una legge nazionale sull'asilo. Il suo incoraggiamento e soprattutto la competenza mi hanno spinto a portare in consiglio comunale un ordine del giorno sul tema, che è stato accolto, impegnando il Comune ad agire, anche in vista della possibilità di nuovi sbarchi e nuove presenze.

Quindi il "modello Riace" nasce prima del mandato di sindaco affidato a Mimmo Lucano?

Sì, anzi, posso dire anche la data, 11 aprile 2001, quando la giunta comunale, guidata dal sindaco Comito, approva il progetto "Riace: rivitalizzare il borgo antico attraverso l'accoglienza e l'integrazione dei profughi. Richiesta finanziamento Ministero dell'Interno". Il documento è fondamentale, per due motivi. Il primo è che il progetto è stato approvato e con il finanziamento ottenuto si è avviata la realtà dell'accoglienza strutturata in paese. Il secondo è che esso è stato il modello per arrivare alla prima proposta di legge della Regione Calabria sul tema. Logicamente da quel momento in poi si sono intensificati i rapporti con Schiavone, che ha seguito fin dall'inizio la questione, sottolineando le opportunità e aiutandoci a risolvere i problemi.

Nel 2004 è arrivata la prima elezione a primo cittadino. Cosa è cambiato?

Non è cambiato nulla sul piano delle idealità. Il punto di partenza per me è sempre stato quello della normalità dell'incontro tra persone portatrici di tante diversità culturali, linguistico, sociali. La mia idea è stata ed è che l'accoglienza non è soltanto un servizio che si offre ai migranti che hanno bisogno di casa e lavoro, ma è anche una formidabile occasione di crescita e di sviluppo per i residenti. Ero convinto che un paese come Riace, fortemente colpito da un'emigrazione che lo ha letteralmente svuotato, avrebbe potuto rinascere proprio grazie ai richiedenti asilo e agli altri migranti che avrebbero potuto venire ad abitare qua. Per questo occorreva pensare a strutture di servizio in grado di garantire l'abitare come pure l'inserimento lavorativo.

Un progetto straordinario! Quali sono stati i risultati?

Riace è tornata effettivamente a vivere, con una presenza sempre più ampia di persone provenienti da tutto il mondo. Le case sono state di nuovo abitate e sono state trovate diverse soluzioni sul piano del lavoro. Il tutto è stato reso più semplice anche dalle leggi nazionali dato che, anche grazie all'impegno di Gianfranco Schiavone, sono stati elaborati e approvati i primi sistemi di accoglienza strutturati intorno all'assunzione di responsabilità degli enti amministrativi locali. Abbiamo aderito subito ai bandi previsti, ottenendo i necessari finanziamenti, ma anche rendendoci conto della complessità delle procedure burocratiche. Il successo della nostra iniziativa ha portato in loco giornalisti di tutto il mondo ed è così che la nostra piccola realtà è diventata il "modello Riace", suscitando da una parte molta simpatia, dall'altra forti opposizioni.

Quali difficoltà avete incontrato?

Per quanto mi riguarda, ho trovato sempre complicato corrispondere contemporaneamente all'appello di un'umanità che vorrebbe dare soluzioni immediate ai bisogni delle persone che incontro e la necessità di rimanere all'interno del tracciato fissato dalle regole normative. Occorre distinguere tra la forma e la sostanza. A volte ho avuto l'impressione che l'obbligo di osservare la forma penalizzasse l'obiettivo sostanziale, quello cioè di essere effettivamente di aiuto a persone che per arrivare fino a qua avevano perso tutto ciò che possedevano, fuggendo dalla guerra, dalla fame e dalle persecuzioni. Probabilmente ho compiuto diversi errori a causa di questa difficoltà, a volte senz'altro ha prevalso l'urgenza di soccorrere, piuttosto che la pazienza di attendere i tempi e i modi della burocrazia.

Ed è arrivato il tempo dell'esilio...

Sì, il mutato clima politico dopo le elezioni del 2018 ha portato a un grave ridimensionamento dei progetti di accoglienza legati ai Comuni. Il caso Riace, divenuto ormai noto anche fuori dai confini nazionali, non poteva passare inosservato e così hanno iniziato ad arrivare le denunce. Sono arrivati gli arresti domiciliari, poi il divieto di risiedere a Riace, infine la durissima condanna in primo grado del tribunale di Locri, legata al teorema di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, oltre che di truffa allo stato. In secondo grado saranno smontate praticamente tutte le accuse e successivamente è stato censurato lo smantellamento del sistema di accoglienza di Riace voluto contestualmente alla condanna. 

13 anni e 2 mesi di carcere per aver compiuto il reato di solidarietà?

Sì, proprio così. Oltre a ciò è stata comminata anche una condanna a corrispondere un'enorme somma finanziaria. Tuttavia questa durissima sentenza ha avuto almeno due effetti positivi. Il primo è il movimento di solidarietà che mi ha riempito di affetto e di vicinanza. Da tutta Italia e dall'estero è partito un movimento di compartecipazione che ha permesso di far conoscere ovunque il modello Riace, così come la storia personale del sottoscritto. Il secondo è che, per iniziativa dell'amico Luigi Manconi - un altro dei protagonisti della legislazione italiana sull'accoglienza - è partita una raccolta di fondi finalizzata inizialmente a pagare la sanzione che mi era stata inflitta. Non avrei mai accettato quei fondi, ma oggi, in accordo con chi li ha raccolti, dopo l'assoluzione piena da tutte le accuse, quei soldi saranno utilizzati per far ripartire l'accoglienza smantellata, con la creazione di borse lavoro, pagamento affitti, sostegno all'integrazione a tutti i livelli.

Insomma, non tutto il male viene per nuocere...

In realtà, è stato un periodo di sofferenza enorme, non solo per me ma anche per chi mi era vicino. Ho perso affetti e amicizie, ho provato la solitudine e la delusione, soprattutto vedendo cancellare tutto ciò per cui mi ero impegnato e avevo lavorato. I processi sono stati essenzialmente politici, la condanna come l'assoluzione non hanno riguardato le singole azioni contestate, bensì le motivazioni per le quali erano state compiute. E l'assoluzione definitiva sancisce fondamentalmente che le attuali leggi sull'asilo e sulla protezione dei rifugiati devono essere cambiate e migliorate, per poter consentire alla solidarietà di essere attuata senza eccessive regole e pastoie burocratiche che in fin dei conti non fanno altro che appesantire la vita delle persone e rallentare le soluzioni ai problemi della gente.

Ora un nuovo mandato di sindaco e l'elezione al parlamento europeo...

Logicamente sono molto contento di essere tornato a Riace e di poter riprendere il cammino interrotto. L'immersione nella vita di un paese non contraddice l'impegno europeo, nel parlamento e nelle commissione delle quali faccio parte. Spero di poter aiutare a rivivere il nostro "modello", con il "villaggio globale" che è stato creato nel cuore del paese e che oggi è purtroppo quasi disabitato. Nello stesso tempo cercherò in tutti i modi di portare all'attenzione dell'Europa la necessità di ripensare i modelli attuali di accoglienza, offrendo anche la nostra particolare esperienza: là dove c'è integrazione, non si realizza un bene solo per le persone accolte, ma si verifica una vera e propria trasformazione del paese che accoglie. Ciò vale senz'altro sul piano morale, ma anche su quello delle opportunità di crescita e sviluppo, perfino sul piano economico e materiale. Zone in difficoltà possono tornare a fiorire, in una dimensione di umanità e di coesione sociale finalmente ritrovata.

Auguri allora, per questo nuovo tratto di cammino, onorevole...

Oh, quello che già non riesco a sopportare in questa condizione di parlamentare europeo è l'incredibile serie di privilegi riservati a chi occupa tali posizioni. Farò di tutto per contrastare questo distacco tra i cittadini e i loro rappresentanti eletti. E' pazzesco che chi dovrebbe essere al servizio di tutti, approfitti della condizione per arricchirsi o comunque per sentirsi più in alto di tutti gli altri.

Cittadine e cittadini si avvicinano al nostro tavolo. Per ognuno c'è una parola e un saluto. Dalla porta del Municipio fanno ampi segni. Prima di salutarci, Lucano chiede un foglio, lascia il suo indirizzo mail e scrive: "LA NOSTRA FORZA STA NELL'INCERTEZZA".

1 commento:

  1. Complimenti Andrea, splendido articolo informativo sulla vita ed azione politica di un grande uomo

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