lunedì 19 agosto 2024

Una gita al Divje jezero, il selvaggio lago presso Idrija

Il consiglio viandante odierno è molto valido, in caso di temperature elevate come quelle riscontrate in questa calda estate. Ma potrebbe esserlo ancora di più, se accolto contestualmente al manifestarsi della bellezza dei colori di settembre e dell'autunno.

Nascosto a poche centinaia di metri dalla "statale" che collega Ljubljana a Tolmin, poco prima dell'attraversamento della città patrimonio UNESCO di Idrija, c'è il Divje jezero, il lago selvaggio, minuscolo e pieno di misterioso fascino. A prima vista, sembra un tranquillo specchio d'acqua nel quale si riflettono i boschi e i ghiaioni sovrastanti. Ma già avvicinandosi ci si accorge della profondità abissale dalla quale scaturisce una copiosa sorgente carsica. L'azzurro intenso confinante con il verde scuro del centro, fa pensare a un occhio penetrante che ti guarda senza rivelare il segreto nascosto nelle sue profondità. In effetti anche i sommozzatori più esperti sono rimasti incantati dall'arcano. Sono scesi fino a oltre 160 metri e non hanno ancora scoperto il punto originante l'acqua che viene proiettata costantemente in superficie. Alcuni di loro hanno pagato con la vita la loro curiosità. Il lago ha anche un emissario, il fiume Jezernica che con i suoi 55 metri di percorso, prima di gettarsi nell'Idrijca, è il fiume più corto della Slovenija.

A proposito di Idrijca ci sarebbe molto da dire. L'affluente dell'Isonzo/Soča offre infiniti spunti storici, naturalistici e culturali. Una visita completa e approfondita richiederebbe senz'altro almeno tre giorni. Oltre al centro minerario, alla visita ai merletti e al gusto degli žlikrofi di Idrija, si pensi alla valle e al centro di Cerkno, con l'ospedale partigiano di Franja, purtroppo attualmente non visitabile, in attesa di restauro dopo i danni delle recenti alluvioni. Dalla parte opposta, presso Vojsko, c'š l'interessante tipografia partigiana ma anche, sopra una roccia sporgente sulla valle, la chiesa di Šebrelje e le grotte selvagge dove fu trovato il famoso strumento musicale utilizzato dai Neanderthal 40mila anni fa. Non deve mancare un salto sulla Šentviška Gora, il monte di San Vito reso celebre dalle vicende legate alla seconda guerra mondiale, ma anche dagli spettacolari affreschi di Tone Kralj e dalla suggestiva architettura di una delle chiese disegnate da Plečnik. Tanti scrittori hanno reso famosa la valle, opportuno è un pensiero a Ciril Kosmač a Slap. Si ammira poi il bel ponte sulla Bača, parte della ferrovia Transalpina, prima di arrivare a Most na Soči, con il lago formato dalla diga di Doblar, la confluenza dei due fiumi, le grotte e gli antichi segni della civiltà di Halstatt e del passaggio di Roma. Insomma, chi più ne ha più ne metta e sono molti altri gli spunti per visitare e conoscere l'Idrijska dolina.

Ma per rimanere nella parte alta, dopo aver contemplato il lago selvaggio, vale la pena di continuare a salire. Si incontrano i caratteristici ponticelli, vere e proprie imprese di ingegneria popolare, proiettati sopra le acque cristalline del fiume, spesso raccolte in ampie pozze che consentono bagni rinfrescanti e tuffi vertiginosi effettuati dai ragazzi della zona. Risalendo ancora, ci sono villaggi e gostilne dove potersi rifocillare, con l'udito sempre rallegrato dalla cantilena del giovane affluente e dallo stormire delle foglie del bosco nonché con la vista stupita dalle singolari forme delle rocce modella te dall'erosione. Grandi boschi circondano le acque pescose dell'Idrijca, in essi sono stati ricavati ampi sentieri, a uso dei pedoni e dei ciclisti, per giungere fino alle numerose "chiuse", geniali e complesse opere realizzate nel tempo per consentire e favorire la fluttuazione del legname ricavato dalla foresta a uso delle miniere di mercurio. Dovevano essere tempi duri quelli, gli uomini impegnati a rischio della vita nelle profondità della terra o a segare i tronchi da inviare a valle, le donne a realizzare magnifici merletti con l'unico e semplice obiettivo della sopravvivenza quotidiana! E' un dono poter vivere da turisti questi gioielli della natura, ma senza dimenticare tutti coloro che in questa terra sono nati e cresciuti, hanno amato, pregato, combattuto e soprattutto tanto lavorato. 

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