Il fascismo c’è già. Se ne accorgono in pochi perché lo si
cerca dove lo si vuole nascondere, nelle pieghe delle parole e delle azioni
della presidente del consiglio e dei suoi imbarazzanti collaboratori. Ma non è
lì che il fascismo si manifesta nella sua autentica e inconfondibile essenza.
Il fascismo, quello vero, quello che in passato ha reso
possibile l’instaurarsi del regime di Mussolini, è nel modo di pensare e di
essere di tantissima gente, infettata dal virus spesso senza neppure
accorgersene.
Si annida nei meandri della coscienza e domina gli stili e
le concezioni della vita. Non occorre andare a scoprire i gesti eclatanti,
quelli che finiscono sui giornali, come il deplorevole e inqualificabile intervento odierno sulla pittura
che riprende l’Egonu mentre vola schiacciando il pallone.
Basta scorrere i social media e scoprirlo ovunque. Il
fascismo è l’esaltazione della violenza contro chi la pensa diversamente, è
l’esplicito razzismo nei confronti di chi ha un colore di pelle diverso o
proviene da altre parti del mondo, è l’insulto sistematico, discriminante,
mortale, spesso di una volgarità inaudita, è l’esaltazione della guerra in
tutte le sue dimensioni, è la richiesta della tortura e della pena di morte nei
confronti di chi sbaglia, è l’accettazione supina, se non consenziente, del degrado
delle carceri e della stessa esistenza dei CPR.
Ma il fascismo è anche nel perbenismo che fa finta di niente
e sottovaluta, che giudica l’altro con espressioni apparentemente gentili, ma
proprio per questo ancora più in grado di stabilire distanze e di erigere
muraglie tra gli uni e gli altri. Il fascismo è l’abbarbicarsi sulle proprie certezze,
l’esaltazione della propria identità come più forte di quella dell’altro, il
nazionalismo ai limiti dell’esasperazione che a volte si riscontra perfino
negli avvenimenti sportivi. E’ l’accettazione della privatizzazione selvaggia dei
luoghi più belli della Natura, della proprietà come status simbol e il rifiuto
dei principi della condivisone e della solidarietà.
Il fascismo è l’affermazione della guerra come strumento
necessario a far vincere le proprie ragioni soffocando quelle dell’altro, è la
pretesa della superiorità – quasi sempre negata a parole ma presente come un
tarlo venefico nella mente – della propria cultura su quella di altri popoli e
nazioni. Fascismo è dividere i “noi” dai “voi”, scavare abissi che
consapevolmente o meno non si vogliono colmare. E’ lo sguardo ammirato nei
confronti dei ricchi, dei cosiddetti Vip, dei potenti del mondo ed è il disgusto
nei confronti del povero, del debole, di chi è stato collocato ai margini della
vita sociale.
Il fascismo è la lettura unilaterale e drammaticamente
parziale della Storia, con la dimenticanza e la cancellazione dei torti inferti
agli altri e la sopravvalutazione, se non addirittura l’invenzione, di quelli
subiti. E’ la contemplazione dell’eroismo degli assassini e il disprezzo nei
confronti delle vittime e di chi crede nei valori umani al punto di rifiutarsi di combattere e
di affermare il metodo della nonviolenza attiva. E’ l’invocazione di leggi
razziste contro chi è costretto a fuggire dalla fame e dalle guerre, è la
richiesta di criminalizzare coloro che navigano nel Mediterraneo o percorrono le
rotte dei Balcani per portare salvezza a chi rischia in ogni istante di perdere
la vita.
Il fascismo c’è ed è già tra noi, forse anche dentro
ciascuno di noi, ognuno provi a farsi un esame di coscienza. Ed è questo
fascismo che deve essere combattuto in una Resistenza quotidiana, svincolandosi
dalle luci e dai suoni, “panem et circenses” che distraggono dalla drammaticità
della situazione. Questa Resistenza deve essere capillare ed entrare in ogni
luogo, richiede una vigilanza prima di tutto su di sé, deve essere pronta anche
a gesti eclatanti e nonviolenti che interpellino le coscienze, disturbino lo
status quo, inquietino la sonnecchiosa opinione pubblica.
Non sarà una sinistra impantanata nelle grinfie del politicamente corretto a far sì che il fascismo, da mentalità già troppo diffusa, non diventi vero e proprio regime. Sarà invece la silenziosa – e anche non troppo silenziosa – testimonianza di vita, di libertà e di giustizia che ogni cittadina e cittadino saprà attuare con vigilanza e discrezione nella propria vita. La formazione di nuovi rappresentanti del popolo, esistenzialmente e politicamente antifascisti, ma anche liberi dalle imposizioni delle multinazionali e della Nato, a formare una nuova classe dirigente in grado di ridare fiducia e stabilità alla democrazia. Sempre che non sia troppo tardi.
Grazie Andrea!
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