martedì 13 agosto 2024

Il fascismo è già fra noi

 

Il fascismo c’è già. Se ne accorgono in pochi perché lo si cerca dove lo si vuole nascondere, nelle pieghe delle parole e delle azioni della presidente del consiglio e dei suoi imbarazzanti collaboratori. Ma non è lì che il fascismo si manifesta nella sua autentica e inconfondibile essenza.

Il fascismo, quello vero, quello che in passato ha reso possibile l’instaurarsi del regime di Mussolini, è nel modo di pensare e di essere di tantissima gente, infettata dal virus spesso senza neppure accorgersene.

Si annida nei meandri della coscienza e domina gli stili e le concezioni della vita. Non occorre andare a scoprire i gesti eclatanti, quelli che finiscono sui giornali, come il deplorevole e inqualificabile intervento odierno sulla pittura che riprende l’Egonu mentre vola schiacciando il pallone.

Basta scorrere i social media e scoprirlo ovunque. Il fascismo è l’esaltazione della violenza contro chi la pensa diversamente, è l’esplicito razzismo nei confronti di chi ha un colore di pelle diverso o proviene da altre parti del mondo, è l’insulto sistematico, discriminante, mortale, spesso di una volgarità inaudita, è l’esaltazione della guerra in tutte le sue dimensioni, è la richiesta della tortura e della pena di morte nei confronti di chi sbaglia, è l’accettazione supina, se non consenziente, del degrado delle carceri e della stessa esistenza dei CPR.

Ma il fascismo è anche nel perbenismo che fa finta di niente e sottovaluta, che giudica l’altro con espressioni apparentemente gentili, ma proprio per questo ancora più in grado di stabilire distanze e di erigere muraglie tra gli uni e gli altri. Il fascismo è l’abbarbicarsi sulle proprie certezze, l’esaltazione della propria identità come più forte di quella dell’altro, il nazionalismo ai limiti dell’esasperazione che a volte si riscontra perfino negli avvenimenti sportivi. E’ l’accettazione della privatizzazione selvaggia dei luoghi più belli della Natura, della proprietà come status simbol e il rifiuto dei principi della condivisone e della solidarietà.

Il fascismo è l’affermazione della guerra come strumento necessario a far vincere le proprie ragioni soffocando quelle dell’altro, è la pretesa della superiorità – quasi sempre negata a parole ma presente come un tarlo venefico nella mente – della propria cultura su quella di altri popoli e nazioni. Fascismo è dividere i “noi” dai “voi”, scavare abissi che consapevolmente o meno non si vogliono colmare. E’ lo sguardo ammirato nei confronti dei ricchi, dei cosiddetti Vip, dei potenti del mondo ed è il disgusto nei confronti del povero, del debole, di chi è stato collocato ai margini della vita sociale.

Il fascismo è la lettura unilaterale e drammaticamente parziale della Storia, con la dimenticanza e la cancellazione dei torti inferti agli altri e la sopravvalutazione, se non addirittura l’invenzione, di quelli subiti. E’ la contemplazione dell’eroismo degli assassini e il disprezzo nei confronti delle vittime e di chi crede nei valori umani al punto di rifiutarsi di combattere e di affermare il metodo della nonviolenza attiva. E’ l’invocazione di leggi razziste contro chi è costretto a fuggire dalla fame e dalle guerre, è la richiesta di criminalizzare coloro che navigano nel Mediterraneo o percorrono le rotte dei Balcani per portare salvezza a chi rischia in ogni istante di perdere la vita.

Il fascismo c’è ed è già tra noi, forse anche dentro ciascuno di noi, ognuno provi a farsi un esame di coscienza. Ed è questo fascismo che deve essere combattuto in una Resistenza quotidiana, svincolandosi dalle luci e dai suoni, “panem et circenses” che distraggono dalla drammaticità della situazione. Questa Resistenza deve essere capillare ed entrare in ogni luogo, richiede una vigilanza prima di tutto su di sé, deve essere pronta anche a gesti eclatanti e nonviolenti che interpellino le coscienze, disturbino lo status quo, inquietino la sonnecchiosa opinione pubblica.

Non sarà una sinistra impantanata nelle grinfie del politicamente corretto a far sì che il fascismo, da mentalità già troppo diffusa, non diventi vero e proprio regime. Sarà invece la silenziosa – e anche non troppo silenziosa – testimonianza di vita, di libertà e di giustizia che ogni cittadina e cittadino saprà attuare con vigilanza e discrezione nella propria vita. La formazione di nuovi rappresentanti del popolo, esistenzialmente e politicamente antifascisti, ma anche liberi dalle imposizioni delle multinazionali e della Nato, a formare una nuova classe dirigente in grado di ridare fiducia e stabilità alla democrazia. Sempre che non sia troppo tardi.

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