venerdì 24 settembre 2021

A Cerje, un momento "storico" per la pace e la giustizia. Pot miru!

Sabato 25 giugno, presso il grande monumento di Cerje, c'è stata una grande assemblea per la pace.

Lo si è visto nascere e crescere, quel torrione che svetta sull'ultima vetta della lunga catena del Trstelj. 

Dalla sottostante piana di Gorizia ci si chiedeva che cosa fosse, che significato avesse.

C'era chi proponeva un improbabile competizione con il santuario di Monte Grisa, con il quale in comune c'è soltanto la pietra grigia carsica.

Poi fu presentato come la memoria della resistenza e della liberazione dall'oppressione nazifascista, successivamente come ricordo dell'indipendenza della Slovenia.

Quando ci fu la possibilità di raggiungere l'altura di Cerje, non mancarono le sorprese. 

La prima fu determinata dal paesaggio, da una parte una vista straordinaria sull'intero territorio goriziano, dall'altra il Carso degradante verso Monfalcone, con sullo sfondo lo spettacolare scintillio del mare. 

La seconda impressione fu determinata dall'allestimento del museo, all'interno della torre. Accolti da un cielo che ricorda la posizione delle stelle alla mezzanotte del giorno dell'indipendenza della Slovenia, i visitatori potevano e possono conoscere alcuni tratti principali dell'identità culturale del popolo e della grandi sofferenze vissute dagli abitanti delle valli dell'Isonzo e del Vipacco, durante e dopo la prima guerra mondiale.

La Storia raccontata nelle immagini e nei reperti si intreccia anche oggi con la Natura del bellissimo e drammatico Carso. E' possibile perfino percorrere tutta la dorsale, in oltre quattro ore di intenso cammino si oltrepassano le varie alture e si raggiunge il bel rifugio sulla cima del Trstelj, godendosi, soprattutto in autunno, gli incontri con la flora e spesso anche la fauna del territorio.

Ebbene, proprio a Cerje, domani (sabato), ci sarà una significativa cerimonia per la pace. Ci saranno momenti musicali e teatrali, l'ospite d'onore sarà Tone Partljič, drammaturgo e operatore della Cultura molto noto in Slovenija. Il tema centrale dell'incontro è l'unità nella diversità dei popoli sul confine.

Se la diversità riguarda essenzialmente la lingua, la storia culturale, a volte la visione del mondo e la concezione della vita, quali sono gli elementi dell'unità? Cosa caratterizza questa terra, antropologicamente e sociologicamente, che da Cerje appare geograficamente un tutt'uno? In che modo e perché i commissari che hanno dovuto decidere, si sono convinti di nominare Nova Gorica e Gorizia capitale euripea della Cultura 2025? 

Anzitutto il territorio attraversato dall'Isonzo, patrimonio di tutti coloro che abitano intorno alle sue sponde e nel suo bacino. Ciò implica anche la responsabilità di mantenere pulito e sano il "più bel fiume d'Europa" e di sentirci accomunati in una battaglia permanente, perché i piccoli interessi di parte non inquinino l'acqua e l'aria, non minaccin0 la salute e la vita dei cittadini.

In secondo luogo ci unisce una decisa scelta antifascista, senza la quale difficilmente è possibile collaborare. Occorre che si dia spazio e credito agli storici, che si superino le barriere del passato riconoscendo la catastrofe provocata dalle leggi razziste, dall'occupazione fascista della Primorska, dalla tragedia spaventosa della guerra nazi-fascista. Solo in quest'ottica, è gioiosamente possibile lavorare insieme, nella cultura, nella politica, nell'economia, nel rispetto della natura, per creare una casa comune caratterizzata proprio dalla forza dell'unità e dalla bellezza della diversità.

In terzo, ma non ultimo luogo, ci unisce un confine che non esiste più, inteso, in senso etimologico, come il luogo della "condivisone degli obiettivi". La sfida storica è quella dell'accoglienza delle migliaia, forse dei milioni di migranti che bussano alle nostre porte e che i nostri governi nazionali - italiano e sloveno - vorrebbero respingere e rinchiudere nei campi di concentramento greci e turchi. La sfida della Pace è sfida dell'accoglienza, illimitata e intelligente, di coloro che fuggono dalla guerra, dalla fame e dalle persecuzioni ideologiche o religiose. Una terra che ha visto edificare tanti muri e che a causa di questo ha visto scorrere troppo sangue fraterno, ora può diventare laboratorio di pace e giustizia per il mondo intero, se si saprà, insieme, sentirci nel contempo "Goriški" e abitanti del mondo.

L'alta torre di Cerje è stata l'alto monito a costruire ponti e ad abbattere i muri, a sentirci tutti parte dell'unica meravigliosa, affascinante e drammatica famiglia che porta il nome di Umanità. 

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