San Cristoforo (XV secolo) |
Si tratta di Crngrob, un piccolo paese dalle etimologie incerte. L'edificio più alto è la Chiesa, una splendida architettura che unisce stili che vanno dal XIII al XIX secolo.
Gli affreschi all'esterno valgono da soli una gita. Siamo nel XV secolo e i pittori hanno rappresentato un tradizionale gigantesco San Cristoforo, con pesci e gamberi di fiume sotto i piedi e un originalissima "Domenica". Con un sottile umorismo, sono stati affastellati dei veri e propri piccoli quadretti, nei quali si possono riconoscere i lavori svolti dalla gente in quel tempo e il destino terribile che attende chi invece di santificare la festa decide di sudare arando i campi o vendemmiando. Si tratta di una miniera di informazioni sulla situazione sociale, culturale e religiosa di quel periodo.
Se poi si ha la fortuna di trovare la chiesa aperta, le sorprese si succedono l'una all'altra. Gli affreschi interni non destano immediatamente attenzione, dal momento che gli sguardi sono attratti dai sontuosi e numerosi altari barocchi. In realtà le pitture sono interessanti, in particolare una Natività - sempre del XV secolo - nella quale Giuseppe viene disegnato in vesti orientaleggianti, sotto la forma di un buon marito e padre che prepara il pranzo a Maria e al figlio neonato.
Gli altari lignei, tutti rilucenti grazie alla fin troppo pesante doratura, raccontano tutta la storia della Chiesa, in particolare quella dei santi. Le esigenze controriformiste riempiono gli altari di ogni antico eroe cristiano e non si finisce mai di cercare i tratti caratteristici delle varie iconografie, per poter riconoscere l'uno o l'altro. Si contemplano l'Annunciazione, alla quale è dedicato l'edificio, poi naturalmente il Cristo in croce e poi le Sante Lucia, con gli occhi nel piatto e Agata, con i seni offerti al persecutore. Si vedono sant'Acazio e naturalmente san Rocco che protegge dalle malattie. ovviamente c'è san Floriano, con il secchio d'acqua per spegnere gli incendi. E tanti tanti altri...
Tra gli archi gotici ci si aggira con circospezione, soprattutto se si ha la fortuna di trovare l'organista del luogo che accompagna i visitatori con dei meravigliosi brani di Bach e dei migliori compositori dell'800. La musica entra nel cuore, mentre lo sguardo indugia sulla bellezza dell'arte pittorica e si lascia incantare dalle architetture che riflettono le varie distruzioni operate dalla Natura e dalla Storia.
Infine, un'ultima sorprendente presenza. Un grande osso ricurvo attrae inevitabilmente l'attenzione. Una vertebra di balena? o di mammuth? Interessante, è lo stesso quesito che c si pone di fronte all'osso che campeggia in alto a Verona, nel passaggio tra la Piazza delle Erbe e quella dedicata a Dante Alighieri. Secondo la leggenda del luogo, è una parte addirittura di una gigantessa antica che, pur essendo pagana, ha contribuito con la sua incredibile forza a costruire velocemente la chiesa. Più probabile è la versione, secondo la quale si tratta di un dono portato dal Nord da un gruppo di pellegrini. Alcuni tra i tanti che da quasi mille anni vengono a cercare pace e a pregare in questo luogo.
Pace fino a un certo punto, perché anche in questa landa lontana dai grandi percorsi stradali c'è stata la guerra e i partigiani della Gorenjska ricordano qua l'ennesimo, terribile eccidio nazista. Ancora una volta, la bellezza dell'arte e la complessità della storia si mescolano celebrando ancora una volta il Mistero dell'Uomo e della Vita.
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