Tra gli umani questo procedimento avviene grazie (anche) alla conoscenza delle diverse lingue. Tutto ciò che è più vero, bello, buono nell'intimo della Persona trova forma nella parola, in particolare in quella appresa fin dalla più tenera infanzia. Non a caso la propria principale lingua è definita significativamente "materna". Nel momento in cui ci esprimiamo e - come direbbero i Padri - il λογος interiore diventa manifesto, portiamo fuori dalla sfera più remota del nostro essere ciò che di essa desideriamo condividere con gli altri. In altri termini, si dona agli altri la parte più profonda del mistero che ciascuno è.
Tutta questa premessa è per proporre una breve riflessione contestualizzata in una terra di confine come quella goriziana. Perché è una mancanza clamorosa quella determinata dalla non conoscenza, da parte di tutti gli abitanti della zona, di almeno tre lingue? Perché è incredibile che in tutte le scuole, a Gorizia e Nova Gorica, non si studino adeguatamente lo sloveno e l'italiano, oltre all'inglese per entrare in relazione con le persone che provengono da altre parti del Mondo?
A questa domanda occorre rispondere evitando scorciatoie, del tipo "conoscere la lingua del vicino mi può offrire maggiori opportunità lavorative". Così come occorre superare la tentazione della colpevole superficialità: "in fondo, a Gorizia, tutti gli sloveni parlano anche l'italiano, perché mai sforzarsi a imparare una lingua parlata da meno di tre milioni di persone?"
Una lingua non si impara per poter realizzare meglio i propri affari, neppure per rendersi simpatici agli occhi del vicino. Essa è lo strumento per conoscere meglio il mistero della Vita, per costruire insieme spazi di condivisione dei più reconditi pensieri, delle più emozionanti sensazioni, delle più autentiche intuizioni spirituali. Imparare gli uni la lingua degli altri è quindi un atto indispensabile, senza il quale l'incontro non realizza pienamente il suo obiettivo e il con-vivere sullo stesso territorio diventa irrimediabilmente una straordinaria occasione perduta.
Ma c'è di più, già mezzo secolo fa lo sottolineava il grande Ivan Ilich. Per conoscere la lingua del vicino è necessario riconoscere che è lui a donarmene la possibilità. E' lui a consentirmi di attraversare quella porta che si apre sul mistero che egli è, a entrare nella sfera meravigliosa ed estremamente complessa della sua soggettività. Ci si può entrare soltanto grazie alla disponibilità dell'altro, altrimenti l'apprendimento soltanto funzionale della sua lingua, finalizzato a relegarlo nella veste di mero consumatore, rischia di essere un vero e proprio stupro intellettuale.
In questo senso è vero che solo l'Amore, in tutte le sue forme, rende effettivamente possibile la piena conoscenza della lingua (ma anche dei gesti espressivi) dell'altro. L'insegnamento e l'apprendimento diventano così i meravigliosi mezzi attraverso i quali la diversità si trasforma in straordinaria ricchezza e la bellezza intima dell'uno diventa bellezza condivisa dal molteplice.
In vista di Nova Gorica e Gorizia capitale europea della Cultura, rivendichiamo come ormai ovvio l'insegnamento dell'italiano e dello sloveno in tutte le scuole di ogni ordine e grado del territorio. ma cerchiamo soprattutto di superare ogni diffidenza e ritrosia, per incontrarci nell'Amicizia e nell'Amore, per donarci reciprocamente il patrimonio delle rispettive culture, lingue e tradizioni. Allora sì, nella vivacità e nel fascino delle differenze, questa terra diventerebbe davvero "unica".
Grazie a chiunque accetterà di aprirsi, di donare all'altro la ricchezza della propria interiorità, il privilegio di poter conoscere la lingua che ha dato forma ai suoi pensieri e alle sue impressioni.
Nessun commento:
Posta un commento