giovedì 16 settembre 2021

Da 15 anni, il Cammino Celeste...

Il cerchio finale, 15 agosto 2006 (foto A. Pantanali)
Quindici anni fa, il 15 agosto 2006, un gruppo di viandanti e pellegrini provenienti, oltre che dal Friuli Venezia Giulia, anche dalla Slovenia e da molte altre regioni d'Italia, concludeva il primo "Cammino Celeste" o "Iter aquileiense".

Si tratta di un percorso a piedi, di circa 200 chilometri e oltre 6000 metri di dislivello, dalla Basilica di Aquileia, centro irradiatore di cultura e fede in tutte le regioni del Centro Europa, al santuario dei popoli, sito sulla cima del Monte Lussari, sopra Tarvisio.

La Slovenia non era ancora entrata nel consesso degli stati del patto di Schengen. Per questo si era pensato di tracciare altre due vie, una tutta in territorio sloveno, partendo dal santuario di Brezje, sopra Lubiana, l'altra in territorio austriaco, da Maria Saal, sopra Klagenfurt. 

La conoscenza del fenomeno dei "cammini", almeno in Italia, era limitato al boom di Compostela, dove nel 2005 si erano raggiunti i 200mila camminatori e a qualche nozione su un'ancora ben poco attrezzata Francigena. 

L'idea di creare una "via" nella regione Friuli Venezia Giulia era nata, non a caso, nel corso degli incontri, pubblici e privati, con coloro che avevano "fatto" - in diversi modi e con diverse percorrenze - il Cammino di Santiago. Poi la collaborazione tra approcci antropologici, cartografici, storici, filosofici e teologici ha generato la traccia, dalla laguna di Grado al cuore delle Alpi Giulie.

Sula base dei racconti degli anziani di Val Resia, si sono ricostruiti gli itinerari dei pellegrini che si recavano a Castelmonte e al Lussari. Gli esperti geografi, a piedi e in bicicletta, hanno saputo trovare piacevoli viottoli sterrati al posto delle statali e delle autostrade che hanno stravolto la viabilità della pianura. Si è meditato sulle storie di guerra e di pace che hanno influenzato la cultura di popoli di confine, scoprendo la straordinaria diversità di lingue, visioni del mondo, attività produttive di u  territorio straordinario. Ci si è immedesimati nelle gioie e nelle sofferenze di migliaia di esseri umani che hanno percorso le antiche vie pregando, pensando, cercando un senso negli avvenimenti quotidiani della vita.

Su queste basi, su invito basato sul passaparola, nella prima metà di agosto del 2006, una quarantina di persone hanno marciato insieme per circa dieci giorni, godendo di panorami straordinari, incontrando architetture e opere d'arte spettacolari, celebrando il dono dell'amicizia e della fraternità, godendo della splendida e sobria accoglienza, gustando i prodotti enogastronomici dei vari territori attraversati.

Ed è nato così l'Iter aquileiense, come lo chiamano i viandanti alla ricerca di un'esperienza individuale  e prevalentemente culturale o Cammino celeste, come preferiscono dire coloro che si riconoscono nella concezione cattolica e si sentono attratti dal manto azzurro di Maria, la cui storica effigie può essere incontrata a Barbana, a Cormons, a Castelmonte e sul Lussari.

Sono passati quindici anni e il "Cammino" è cresciuto, ora viene percorso ogni estate da più di mille persone, da sole o in gruppo. Ne sono nati tanti altri, quelli molto belli in Carinzia e Slovenia - legati alle vie di San Giacomo, hanno portato a concentrarsi solo sull'itinerario in territorio friulano. I racconti di coloro che lo hanno affrontato, opportunamente riportati nel sempre aggiornato sito camminoceleste.eu, sono sempre avvincenti e a volte emozionanti. C'è una guida edita da Ediciclo, ci sono pieghevoli realizzati anche grazie ai contributi pubblici, ci sono le credenziali per accedere ai rifugi, ci sono aggiornati pannelli informativi, oltre a preziosi artistici monumenti costruiti ad hoc nei luoghi più significativi. Con molti "pellegrini" si sono intrecciate stabili relazioni, attorno al Cammino celeste si sono intessute reti di autentica, meravigliosa solidarietà, ben oltre i confini regionali e nazionali.

Il viaggio a piedi, 4 km/h, consente di riempire il tempo con la bellezza e il fascino consentiti da un nuovo e nello stesso tempo antico rapporto con la Natura, con le altre Persone, con sé stessi e anche con ciò che tutti ci trascende, qualunque nome gli si dia. Tutti i cammini sono portatori di pace e giustizia, perché aiutano a non dimenticare chi rischia la vita marciando nei boschi o nei deserti per sopravvivere alla guerra o alla fame e anche perché consentono un abbraccio a un ambiente sempre più ferito e contaminato dalla civiltà del Consumo e della Velocità.

Auguri Cammino Celeste, ad multos annos Iter aquileiense!

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