mercoledì 8 settembre 2021

Si parla di Amore/Ljubezen, allo SLOFEST, in palazzo De Grazia

Giovedì 9 settembre, alle ore 20 presso il Palazzo De Grazia di Gorizia (Via Oberdan 15) si parla d'Amore.

Come anteprima del prossimo SLOFEST, Festival degli Sloveni in Italia, si terrà un incontro caratterizzato da parole e musica, intitolato significativamente Ljubezen, ki giblje sonce z milijon zvezdami/L'amor che move il sole e l'altre stelle.

L'evidente riferimento dantesco introduce un'ampia riflessione sul più bello e drammatico dei temi che riguardano l'esperienza umana e non soltanto umana, cioè quella dell'AMORE/LJUBEZEN.

Si confronteranno sul tema Nadia Marinčič, Ivan Žerjal, Andrea Bellavite, con la guida di Beti Tomsič. I frammenti musicali saranno portati da Martina Feri e Manuel Figheli, mentre le letture poetiche saranno affrontate da Robert Cotič e Solange Degenhardt.

Ci sono infiniti modi per parlare d'Amore, in questo caso si percorreranno i sentieri della letteratura mondiale, si affronterà l'affascinante linguaggio dell'arte e delle sue rappresentazioni, si scandaglieranno gli abissi della spiritualità e della coscienza. 

Amore sacro o amore profano? Corpi che si attraggono perché sospinti dalle forze inconsapevoli e irresistibili della sfera biologica o anime che si intrecciano in meravigliose danze spirituali che congiungono la terra al cielo? Oppure, più semplicemente, questo e quello, nella simbiosi delle gnosi che contemplano nell'essere umano la singolare inestricabile unità fra corpo anima e spirito.

Ma al di là della filosofia, della teologia, della poesia di ogni tempo, della pittura e della scultura, il richiamo all'erotismo e alla comunione intima tra le persone conduce soprattutto alla manifestazione del desiderio di Vita, di Bellezza e di Bontà. E' quel de-siderio - prendendo per buona l'etimologia che riporta alla mancanza delle stelle - che ci spinge a colmare il vuoto, a trasformare la mancanza in presenza. E' un riempimento talmente totalizzante, ma nello stesso tempo inesauribile. E' una vicinanza inenarrabile, ma nello stesso tempo lontana da qualsiasi possesso. Paradossalmente, il raggiungimento del fine è il pericolo maggiore per la sopravvivenza dell'Amore. E' la ricerca permanente, la conoscenza indomita, la curiosità incessante, la passione sempre imperfetta, a riempire di significato ogni frammento dell'esistenza. Come l'equilibrio definitivo dei processi del corpo umano coincide con la morte, così l'equilibrio definitivo di una relazione interrompe lo scorrere dello spirito nella materia, cessa l'altrimenti perpetuo moto di rinnovamento e la relazione muore, nell'indifferenza o, a volte, nella violenza.

In altre parole, l'Amore implica il con-fine, ovvero il dialettico confronto di "fines", intesi come obiettivi da raggiungere superare e rinnovare permanentemente, senza sosta.

Ed è particolarmente significativo che questa tavola rotonda si svolga in una terra di confine e che ciascuno dei relatori parli la propria lingua materna, senza traduzioni di sorta. E' un messaggio importante, per dire che solo l'Amore può permettere di superare le barriere e che in una terra di convivenza ciascuno è chiamato a rispettare, frequentare ed accogliere con gioia il dono della lingua dell'altro. O dell'Altro con la A maiuscola, che poi è lo stesso dato che l'Amore per definizione non può essere altro che - laicamente o religiosamente - trascendente. 

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