Oltre l'Atlantico si gioca una partita molto più dura del previsto, non si sa ancora con certezza chi abbia vinto e colui che sembra destinato alla sconfitta vuole accendere la miccia del broglio elettorale. Che ci riesca o meno, quella che con un'enfasi poco condivisibile viene chiamata "la più grande democrazia del mondo", rischia di dimostrare quanto in questo momento sia evanescente proprio il concetto stesso di "democrazia". Prima di cedere lo spazio alle opposte tifoserie degli entusiasti Bideniani e dei delusissimi e violenti Trumpiani, ci si può porre qualche ulteriore interrogativo, a margine dello "spettacolo" che deve continuare?
Si sa che dietro alla scelta del Presidente degli USA si muovono giganteschi interessi che hanno i mezzi per creare il consenso tra le popolazioni chiamate alle urne. Se Trump eliminò la concorrente Clinton grazie al sostegno di lobby internazionali legate anche alla Russia di Putin, stavolta si è autoescluso gestendo in modo assolutamente incosciente la pandemia e collocando in uno stallo per lui venefico il partito repubblicano, che oggi ha tutto l'interesse di smarcarsi dal suo ormai pericoloso rappresentante.
Biden non viene eletto perché di sinistra o addirittura "comunista". I Democratici nelle primarie l'hanno preferito a Sanders che avrebbe senz'altro costituito una grande novità, proprio per la chiara posizione filosociale. Ma forse non avrebbe potuto offrire le necessarie garanzie ai potentati che decidono di fatto le sorti dei candidati.
Il dato più importante è senz'altro un Paese spaccato in due, immagine di ciò che sta accadendo anche altrove, dove Destre improponibili riescono a ottenere straordinari risultati grazie a un appeal che coinvolge le classi più povere, umiliate dall'eccessiva spocchia di un centro sinistra convinto di detenere sempre e ovunque la leadership intellettuale. L'errore più grande è ritenere che gli elettori del rozzo Trump siano una massa di ignoranti senza testa o che i voti all'ormai sciolto Salvini e ora alla sodale Meloni siano da ridicolizzare. Tanto più è vero questo in Italia, dove tutti i sondaggi, nessuno escluso, dimostrano l'abisso di differenza tra la rappresentanza parlamentare eletta nel 2018 e la realtà di un Paese lontanissimo dagli attuali governanti che non sembra diano l'impressione di rendersene conto e che pensano di mantenere il consenso un po' come ha fatto Biden, rincorrendo politiche più tradizionalmente affini alla destra.
La questione è invece quella di comprendere quali siano i "veri" elettori che portano al potere l'uno o l'altro a secondo dei loro specifici interessi, pilotati legalmente e spesso illegalmente. E' quella di non disprezzare mai nessuno, ma di saper ascoltare le sue istanze anche quando sembrano così lontane dai propri ideali. Insomma, la questione è proprio quella della democrazia, domandarci cioè, 2500 anni dopo Pericle, che cosa sia il "governo del popolo", se e in che modo, oggi, nel 2020, possa ancora essere, almeno vagamente, esercitato.
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