A pelle, ascoltando e leggendo le prime prese di posizione, non è il sorriso impacciato di Joe Biden - vecchia conoscenza della politica americana degli ultimi cinquant'anni! - a rassicurare, quanto invece il vero volto nuovo della campagna elettorale e di questa difficile fase del post voto. E' la "guerriera felice", Kamala Harris, la speranza di un reale cambiamento nell'affronto dei problemi degli USA e del mondo. In Europa la si è conosciuta soprattutto per le idee chiare e per la forza di convinzione con la quale ha spazzato via lo sfidante vicepresidente repubblicano nel confronto televisivo. Ma ora, leggendo la biografia, scoprendo le sue idee e i suoi percorsi di vita, sembra che sia proprio lei la persona nuova, una figura che irrompe sullo scenario planetario portando con sé non uno sguardo di odio, di violenza e di sopraffazione, ma la possibilità di un altro modo di interpretare e vivere l'autentica Politica.
Il Biden ha tutto l'interesse a non relegare la sua "vice" a un ruolo puramente onorifico o di contorno. Anzi, come qualche giornale oggi titolava, sarebbe importante percepire "due presidenti invece che uno". Sarà così accorto e intelligente, dopo aver raggiunto tutti i possibili obiettivi di una carriera da statista, da essere una specie di maestro, in grado di accompagnare la Harris dando a essa più spazio possibile, preparandola a diventare la prima donna presidente degli USA?
E sarà la Harris all'altezza delle aspettative che le sue parole e il suo curriculum vitae sembrano garantire?
Per ora ovviamente a questa domanda non c'è risposta. C'è solo la soddisfazione di non dover più restare con il fiato sospeso davanti alle rozze interpretazioni del presidente uscente. Di Donald per ora e - speriamo presto - dei tanti Trumpini e Trumponi "de noartri".
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