domenica 8 novembre 2020

Biden e Harris, due presidenti in uno. La fine politica dei Trump porterà con sé i nostri Trumpini e Trumponi?

E' fin troppo facile lasciarsi cullare dall'onda di entusiasmo che ha travolto buona parte del mondo all'annuncio ufficiale del nuovo presidente degli USA, Joe Biden. Con la sua vittoria, si volta una pagina e ciò che tutti si temeva, una riedizione della coppia Trump-Johnson, non è accaduto. Perché è andata così, quando fino a un anno fa sembrava che i risultati economici non dessero alcuna possibilità a qualsiasi sfidante? Che cosa ha consentito ai grandi elettori - si intende gli influenzatori statunitensi e internazionali - di cambiare idea e di puntare le proprie carte su un altro candidato? E' stato il coronavirus, affrontato da Trump con una spaventosa incoscienza, ad avergli allontanato molti consensi, simpatie e appoggi dei poteri forti?
A pelle, ascoltando e leggendo le prime prese di posizione, non è il sorriso impacciato di Joe Biden - vecchia conoscenza della politica americana degli ultimi cinquant'anni! - a rassicurare, quanto invece il vero volto nuovo della campagna elettorale e di questa difficile fase del post voto. E' la "guerriera felice", Kamala Harris, la speranza di un reale cambiamento nell'affronto dei problemi degli USA e del mondo. In Europa la si è conosciuta soprattutto per le idee chiare e per la forza di convinzione con la quale ha spazzato via lo sfidante vicepresidente repubblicano nel confronto televisivo. Ma ora, leggendo la biografia, scoprendo le sue idee e i suoi percorsi di vita, sembra che sia proprio lei la persona nuova, una figura che irrompe sullo scenario planetario portando con sé non uno sguardo di odio, di violenza e di sopraffazione, ma la possibilità di un altro modo di interpretare e vivere l'autentica Politica.
Il Biden ha tutto l'interesse a non relegare la sua "vice" a un ruolo puramente onorifico o di contorno. Anzi, come qualche giornale oggi titolava, sarebbe importante percepire "due presidenti invece che uno". Sarà così accorto e intelligente, dopo aver raggiunto tutti i possibili obiettivi di una carriera da statista, da essere una specie di maestro, in grado di accompagnare la Harris dando a essa più spazio possibile, preparandola a diventare la prima donna presidente degli USA?
E sarà la Harris all'altezza delle aspettative che le sue parole e il suo curriculum vitae sembrano garantire?
Per ora ovviamente a questa domanda non c'è risposta. C'è solo la soddisfazione di non dover più restare con il fiato sospeso davanti alle rozze interpretazioni del presidente uscente. Di Donald per ora e - speriamo presto - dei tanti Trumpini e Trumponi "de noartri".

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