Alla luce della nuova icona di gran parte della cosiddetta sinistra italiana, il neo-Presidente Biden, ci si può chiedere cosa rimanga delle antiche prospettive anticapitaliste e mondialiste. Ci si riferisce soprattutto a quelle soffocate nel sangue nel 2001 a Genova, ridicolizzate dopo la più grande manifestazione pacifista della storia, il 15 febbraio 2003, azzerate dalla crisi del coronavirus del 2020, anno bisesto mai fu più funesto. Si tratta delle prospettive socio-economiche dell'"altro mondo possibile", della difesa di tutti i diritti civili individuali e collettivi, della salvaguardia dell'ambiente vitale contro la rapidità dei cambiamenti climatici, della lotta per la libertà di movimento per tutte e per tutti.
A chi ci si affida per ritornare a sperare che tali istanze si possano realizzare? Joe Biden, veterano della politica americana dei Democratici, è davvero una garanzia per la pace e la giustizia planetarie? Non si può essere troppo ottimisti, dovrà rispondere a chi gli ha garantito la vittoria elettorale e già l'ala che faceva capo a Bernie Sanders comincia a esprimere qualche malumore. Ma per il Partito Democratico di casa nostra, è tempo di festa permanente, è esperto nel sostenere che "piuttosto che peggio sia meglio piuttosto", sulla base di questo principio riesce a far galleggiare un Governo che tutti i sondaggi danno sostenuto da una maggioranza parlamentare che ha perso il consenso dell'elettorato.
L'altra icona "indiscutibile" del periodo è papa Francesco, con l'entourage di prelati che lo sostengono. Che cosa vede il mondo laico nel capo della Chiesa cattolica? Certo, stupisce sentire le parole e vedere i gesti di un Pontefice che alla tutela del matrimonio tradizionale preferisce istillare ipotesi sulla possibilità di riconoscere altri percorsi (senza peraltro chiarirli), ai principi morali non negoziabili in politica sostituisce l'obbligo etico dell'accoglienza universale, senza se e senza ma (senza specificare come), all'attacco frontale al relativismo preferisce il dialogo interconfessionale e interreligioso (senza proporre un criterio di riunificazione delle chiese e di confederazione delle religioni). E' vero che l'azione riformatrice interna di papa Bergoglio sta facendo saltare in aria i meccanismi organizzativi, ma anche quelli magisteriali della cattolicità, rilevando una situazione di inimmaginabile miseria culturale e morale. Ma è anche vero che se tale spinta rinnovatrice si limiterà alle mura vaticane e non metterà in discussione il sistema nel suo insieme, la simpatia umana che promana dal Vescovo di Roma non potrà essere che una bandiera da issare, per nascondere la povertà di una prospettiva politica "di sinistra", ormai priva di fondamenti ideologici, punti di vista etici e percorsi politici.
Forse è tempo di sbarazzarsi di "paternità" filosofiche o teologiche, occorre lasciare spazio a un mondo giovanile molto promettente, non costringendolo ad anticamere o a funzioni di portaborse per decenni. Tutto può essere utile, ma in questo momento si è in attesa dell'assunzione di responsabilità da parte di una nuova generazione, con l'augurio che sia capace di utilizzare i formidabili mezzi e strumenti contemporanei, finalizzandoli alla giustizia sociale, alla pace, al lavoro per tutti, alla crescita di tutti i viventi in un ambiente rinnovato e sicuro. Per questo, senza nulla togliere a Biden o a Bergoglio, i veri punti di riferimento sono quelli che - in nome di un'umanità nuova - indicano un cammino chiaro, deciso, creativo e innovativo. Più che loro, il mondo guardi oggi a Greta Thunberg e a chi tanto le assomiglia a livello globale e locale, i nonni e i padri li sostengano e li accompagnino con la loro esperienza, ma diano a essi ogni spazio possibile. Il mondo del dopo covid-19 deve essere il loro mondo!
Lo scrive uno che fa parte della generazione di coloro che sono stati tenuti lontano dai gangli vitali perché definiti "troppo giovani", fino al giorno in cui sono stati "rottamati" e messi da parte perchè "troppo vecchi". Ahimé!
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