mercoledì 30 settembre 2020

Smantellare lo Stato Vaticano per trovare la libertà spirituale

Perché è necessario avviare lo smantellamento dello stato della Città del Vaticano? Perché è l'ultimo retaggio del potere temporale del Papa e della Chiesa cattolica. E' necessario avviare le pratiche per una transizione non troppo traumatica perché non si tratta affatto di un ente simbolico, bensì di un gigantesco crocevia di affari planetari, garantiti da intrallazzi economici e finanziari di ogni tipo, da una rete diplomatica di altissimo livello, dal possesso di uno dei più cospicui patrimoni culturali dell'umanità e dalla sincera accettazione - più o meno tollerata - di oltre un miliardo di persone.

"Saltando" lo Stato Vaticano, dovrebbero essere resi inefficaci tutti quegli accordi con gli altri Stati che vengono chiamati Concordati, di fatto dei vincoli reciproci tra Chiese nazionali e Poteri politici che non fanno bene né alle une né agli altri. Gli scandali vaticani ed ecclesiastici sono sempre esistiti, dal secondo dopoguerra in poi fanno part della storia contemporanea, al punto che secondo alcuni avrebbero portato fino alla soppressione fisica di un Pontefice, dopo soli 28 giorni di pontificato. C'è poco da strapparsi le vesti o, peggio, di rovesciare tutta la colpa solo sul reo confesso di turno. In un sistema di potere assolutista e così fortemente radicato in tutte le forme di potere esistenti sulla Terra, la corruzione e l'interesse privato sono una tentazione permanente e una piaga endemica che possono essere estirpate esclusivamente attraverso un'operazione radicale.

Anche senza parlare di gravi reati, anche nell'ordinario scorrere delle relazioni reciproche tra potere politico, temporale e spirituale, si possono individuare motivi di perplessità. Mentre si contestano autorevolmente - e giustamente! - i privilegi e le clientele presenti ovunque, se ne accettano alcuni dallo Stato senza muovere un dito, quando essi riguardano la Chiesa cattolica. Tra i tanti, si possono portare un paio di esempi italici, mai messi in discussione nemmeno da Francesco e dal peraltro molto illuminato Presidente della Conferenza Episcopale Italiana Bassetti. 

Per insegnare religione cattolica nelle scuole italiane ed essere configurati come docenti nominati (e giustamente retribuiti) dal Ministero della Pubblica Istruzione, non bastano i titoli di studio, occorre un documento di idoneità sottoscritto dall'autorità religiosa, nella fattispecie il Vescovo diocesano o chi ne fa le veci. In un Paese e in una Scuola sedicenti laici, un servizio importante alla formazione dei giovani è condizionato dall'accordo espresso da un'autorità religiosa. Ciò, al di là delle parole e dei proclami, costringe di fatto l'insegnante a dipendere, nella sua didattica ma anche nelle scelte della vita individuale, dal buon cuore e dal buon senso di un Prelato che potrebbe impedirgli la nomina o anche farla cancellare. Ma ciò, anche nell'indiscussa professionalità degli insegnanti, rende meno libero l'insegnamento e lo avvicina a una sorta di catechesi a favore dei soli avvalentesi, quando invece un programma "laico" di religione cattolica potrebbe essere davvero indispensabile, anche a chi viene da lontano, per comprendere meglio le dinamiche storiche, culturali e sociali, italiane ed europee.

Altro esempio, l'8/1000. Si sa che all'atto della sottoscrizione della dichiarazione dei redditi, si può segnare in una casella l'ente al quale si ritiene di affidare l'8 per mille del proprio reddito. Circa metà italiani, forse anche più, non firma in nessuna casella, per cui sarebbe logico che la decina di enti ai quali si può devolvere si spartiscano la "metà" corrispondente ai sottoscrittori, lasciando allo stato l'altra metà. Invece non è così. La percentuale dei firmatari determina la spartizione dell'intero bottino. Essendo la Chiesa cattolica destinataria di circa l'85% delle firme, essa non si porta a casa l'85% del 50%, bensì dell'intera posta. Ovviamente poi lo Stato non avrà sufficienti mezzi per poter sopperire alla miriade di necessità della cittadine e dei cittadini, soprattutto di quelli più poveri, la cui cura sarà delegata, come nell''800, alla Chiesa Cattolica.

Insomma, libera Chiesa in libero Stato è ancora la formula dimenticata ma indispensabile, per curare gli interessi dello Stato - cioè quelli di ogni appartenente al popolo sovrano - ma anche per salvare quella libertà spirituale che dovrebbe essere l'unica vera forza rivoluzionaria e riformatrice dei discepoli di Gesù. 

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