Tra fine settembre e inizio ottobre, appena conclusa la grande rassegna Pordenonelegge, si svolgono più o meno negli stessi giorni, i seguenti eventi: Festival del Giornalismo a Ronchi dei Legionari, Festival itinerante del Giornalismo e della Conoscenza in diverse località dell'ex provincia di Gorizia e della Bassa Friulana, Festival del Giornalismo a Trieste, Premio Terzani di Vicino/Lontano a Udine, Kermesse culturale-gastronomica "Contea" a Gorizia e così via...
Certo, molte di queste iniziative sono state spostate nel calendario all'inizio dell'autunno a causa del coronavirus. Certo, c'è un grande bisogno di abbeverarsi a fonti importanti per comprendere meglio il momento difficile che tutti si sta vivendo. Certo, è un modo come un altro per sostenere anche i personaggi che animano l'informazione e la conoscenza a diversi livelli...
... Certo tutto questo, ma un po' di programmazione non sarebbe necessaria? O almeno, non sarebbe da richiedere da parte degli enti finanziatori, dal momento che questa overdose culturale non è a costo zero?
Il rischio di queste iniziative, sotto molti punti di vista lodevoli quando punteggiano la storia annuale dei quattro ex capoluoghi regionali, è di svalutare la Cultura a mero oggetto di consumo, riducendo la portata dei messaggi alla celebrità dei personaggi che li interpretano.
Da una parte sarebbe necessario anche immaginare qualcosa di nuovo, al di là del turbinio di parole che si accavallano sui vari palchi, qualcosa che consenta di non investire tutto il tempo e le energie nell'organizzazione dei grandi eventi. Sarebbe necessario superare la soddisfazione dell'istante dell'ascolto della personalità e valorizzare invece il quotidiano lavoro di interpretazione del presente, portato avanti con tanta fatica nell'indispensabile e silenzioso spazio dell'ordinarietà.
E sarebbe anche auspicabile un certo coordinamento tra gli eventi. Nell'epoca dell'informazione globale si sa che il problema non è il reperimento, ma il discernimento dell'informazione. Da questo punto di vista non è possibile inondare gli "spettatori" - perché solo così possono essere chiamati - con un diluvio di interventi, senza un nesso plausibile o evidente. Occorre piuttosto creare spazi di incontro e di confronto in grado di sostenere la riflessione e il pensiero di ciascuno, educando quello spirito critico che è dentro tutti, ma che per lo più è comodo lasciare nascosto nei meandri della coscienza individuale.
Insomma, meno cultura finalizzata al gustare (come ben sintetizzato dal festival Contea che sostituisce Gusti di Frontiera a Gorizia) e più Cultura finalizzata al pensare.
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