domenica 27 settembre 2020

La manifestazione di ieri a Udine: tutto bene, fin troppo bene...

La manifestazione organizzata sabato pomeriggio da rete DASI del Friuli Venezia Giulia in piazza primo maggio a Udine è andata molto bene, anche grazie a un'organizzazione delicata e perfetta. Numerosi i presenti, ben distanziati e diffusi sul prato, in un contesto multicolore reso suggestivo dal colore delle coperte dorate agitate dai presenti durante l'iniziativa. Interessanti e spesso avvincenti gli interventi, da quelli radio-registrati di don Ciotti e Padre Zanotelli a quelli dei direttori dei giornali AltraEconomia e Nigrizia, dalle esperienze dirette alle conclusioni trascinanti di don Pierluigi Di Piazza. Tra i partecipanti, si sono visti anche l'imam di Udine Mohamed e pater Jacques Frant, vero e proprio "portavoce" del popolo palestinese nel territorio regionale. Sono sono visti anche alcuni rappresentanti del mondo politico locale, dal consigliere regionale Furio Honsell ai referenti di Open FVG e di Rifondazione Comunista del F-VG.

Bene insomma, tutto molto bene... Fin troppo bene, si potrebbe dire, in un contesto nel quale le coperte dorate ricordano le migliaia di persone naufraghe nel Mediterraneo e i tanti migranti presenti sottolineano i problemi irrisolti. Si è parlato delle decine di persone trattenute per settimane in un autobus nel cuore di Udine, dei respingimenti ormai ordinari dei richiedenti asilo in Slovenia, dell'incredibile mancata iscrizione all'anagrafe dei bambini nati in Italia, della necessità di cancellare i Decreti Sicurezza, dell'indispensabile, urgente chiusura dei cpr, a Gradisca e altrove. Tutto ciò ha aiutato a pensare, anche grazie alla presenza di tante persone impegnate in tanti e diversi modi sul fronte dell'accoglienza senza se e senza ma.

L'auspicio è che al di là di questo sereno momento di festa e di cultura, le richieste più specificamente politiche riescano a sfondare il muro di gomma opposto da un governo finora sostanzialmente inerte, nonostante la presenza in esso del Partito Democratico, molti esponenti del quale erano presenti - anche in forma ufficiale - alla manifestazione di Udine. Ora, al di là del politicamente corretto e nella comprensione delle necessarie trattative in ambito parlamentare e governativo, chi ha aderito all'iniziativa della rete DASI è chiamato a delle scelte difficili: si può insistere molto con i "propri" compagni di partito, ma se i tempi si prolungano all'infinito è necessario decidere da che parte stare. Se i decreti in-sicurezza vengono modificati in modo insoddisfacente, se continuano i respingimenti in Slovenia, se si vendono armi all'Egitto invece di chiedere la liberazione di Patrick Zaki e la verità per Giulio Regeni, se non vengono immediatamente chiusi i Centri per il Rimpatrio, se le politiche ambientali utilizzano il green new deal solo come uno slogano senza contenuto, come poter rimanere dentro un partito che potrebbe agire e non agisce?

E' importante che coloro che sono presenti nelle istituzioni, a livello amministrativo, politico e partitico, si ritrovino a riflettere per far sì che si possa quanto prima passare dalle indiscutibili parole alla prova della concretezza e dei fatti. Forse è questo uno dei messaggi di ieri. Non si può lasciare solo a chi ha il compito di richiamare i fondamenti etici - religiosamente o laicamente orientati - l'impegno di invocare il cambiamento della società. Occorre far sì che coloro che sono impegnati nella politica rappresentativa ascoltino con molta attenzione e trovino il modo di portare avanti con entusiasmo e convinzione un'azione corrispondente collettiva. Altrimenti, forse, sarebbe meglio non farsi troppo vedere intorno ai palchi dai quali trasuda la sofferenza del presente. 

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