mercoledì 16 settembre 2020

Ancora sul referendum, io voto NO

Cosa accadrà dopo le elezioni del prossimo week end? Molto probabilmente niente, il quasi certo 4-2 alle regionali non sposterà l'asse e non incrinerà la maggioranza governativa, almeno per ora.
Ciò che invece risulta stupefacente è la campagna referendaria, la più paradossale degli ultimi decenni. la stragrande maggioranza del Parlamento vota la legge sulla riduzione del numero dei parlamentari. Poi, pur non essendo necessario, una parte di essi, pentita o forse consapevole di averla votata esclusivamente per ragioni di squallido potere, ritiene giusto proporre il referendum. Le forze politiche che hanno votato la legge costituzionale, ora si dividono al loro interno e chi aveva accettato - più o meno obtorto collo - la riduzione, ora si propone come paladino del no, mentre chi aveva espresso perplessità ora sostiene con forza il sì. 
Si dice che potrebbe essere l'inizio di una riforma attesa da decenni e nessuno muove un dito per dire da che parte si dovrebbe andare nel caso di una conferma referendaria o almeno per prevedere un'equa legge elettorale in grado di ridefinire la questione alla luce dell'eventuale snellimento delle Camere.
Se non fosse drammatico, sarebbe invece ridicolo l'asserto di buona parte del Partito Democratico,, secondo il quale chi vota "no" darebbe forza alla posizione politica della Lega e di Fratelli d'Italia, il cui segretario e la cui segretaria sono esplicitamente a favore del "sì".
E' fin troppo facile abbindolare la gente con la prospettiva di un facile e irrisorio risparmio che potrebbe essere ottenuto semplicemente dimezzando stipendi e tagliando privilegi. E' illogico pensare che la riduzione del numero produca miracolosamente un miglioramento della qualità che invece potrebbe essere determinata da una riforma ordinaria della legge elettorale in senso proporzionale e con il ripristino del voto di preferenza, oltre che con una seria revisione dell'identità e del ruolo dei partiti, fondamento della democrazia rappresentativa ma non sostituzione della comunque indispensabile democrazia di base e partecipativa.
Usciamo dall'illogicità di chi mette a repentaglio la stabilità della Costituzione con la riforma di un particolare importante svincolata da una riflessione generale e condivisa sugli organi dello Stato. Votiamo NO alla riduzione dei parlamentari. Erano 1000 quando in Italia eravamo 47 milioni. Adesso che siamo più di 60 milioni, vorremmo ridurne il numero? La risposta può essere solo una, NO!

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