Ieri, domenica 6 settembre a Basovica si è tenuta l'annuale commemorazione dei giovani sloveni del TIGR Ferdinand Bidovec, Fran Marušič, Zvonimir Miloš e Alojz Valenčič, uccisi il 6 settembre 1930, dopo un processo farsa celebrato da un illegale tribunale fascista. La loro colpa era quella di lottare per la salvaguardia del diritto all'esistenza del popolo sloveno, della sua lingua e della sua cultura.
Come sempre, è stato un momento molto coinvolgente, con i canti proposti dalla brava Martina Feri, i discorsi commemorativi di autorità e di esperti, i toccanti brani poetici, la deposizione delle corone. La cerimonia è stata onorata da una presenza assai elevata di partecipanti, rigorosamente distanziati e ordinatamente disposti nell'ampia area antistante al monumento ai caduti.
Inevitabile da parte di tutti gli intervenuti il ricordo della giornata del 13 luglio, quando i due presidenti dell'Italia e della Slovenia hanno onorato i morti tenendosi per mano, come a suggellare il desiderio di avviare una stagione di pace e fraternità, al di là delle terribili tragedie della prima metà del Novecento.
Due sono state le importanti novità di quest'anno. La prima è stata la presenza attiva dei discendenti, con un bel discorso sulle identità condivise portato da Maria Bidovec, pronipote di Ferdinand. La seconda è stata la partecipazione del sindaco di Trieste Roberto Dipiazza. Le sue parole hanno suscitato un applauso a scena aperta, quando ha testualmente dichiarato che "i quattro giovani non erano terroristi", apertamente in contrasto con quanto ritenuto da molti esponenti della politica italiana degli ultimi settanta anni.
La sua dichiarazione è importante, ma porta con sé alcune domande. La prima è legata alla corona depositata davanti al monumento. Presente il sindaco, perché non è stata depositata una corona da parte del Comune di Trieste, ma solo dai "sindaci dei comuni dell'ex Provincia di Trieste", quasi a indebolire il significato della presenza e del gesto? Perché non era presente il gonfalone del Comune di Trieste che per protocollo dovrebbe accompagnare il sindaco nei momenti ufficiali? E' stato un riconoscimento ufficiale e istituzionale o solo il gesto di buona volontà di un primo cittadino, apparso a tutti completamente solo, al suo arrivo e alla sua partenza da Bazovica? E la seconda parte delle sue parole intorno ai quattro "junaki" non rende meno "forte" la sua testimonianza. Riducendo la questione al loro "essere figli di una mamma e di un papà", non si tende a far dimenticare le responsabilità oggettive del fascismo e del tribunale italiano che ha emesso la sentenza nonché le motivazioni della loro lotta contro l'omologazione e la persecuzione del popolo sloveno?
Sono interrogativi che non vogliono cercare il pelo nell'uovo, ma evitare che l'esaltazione della cosiddetta "memoria condivisa" non si trasformi in realtà in una dimenticanza della verità storica, per quanto scomoda essa possa essere. Una memoria riconciliata può essere l'inizio di una nuova modalità di vivere le relazioni tra le persone e i popoli, ma anche la venefica equiparazione tra vittime e carnefici oppure il trionfo di un oblio intensificato da chiacchiere melensi e inutili "volemose tutti bén".
Nessun commento:
Posta un commento