Pensa alla pace, quella che ha incontrato lungo il cammino. Libero da ogni possesso, dipendente dal buon cuore degli abitanti dei villaggi, con l'unica meta di dare un senso profondo alla propria vita.
Il pellegrino ha gli occhi penetranti di chi è abituato a contemplare la natura, gli avvenimenti quotidiani, i volti degli esseri umani, scrutando in essi la sofferenza, la generosità, il dubbio, la minaccia.
Il suo contatto con ciò che lo circonda e in cui è immerso gli permette di cogliere come tutto sia straordinariamente interdipendente, il bene e il male, la luce e le tenebre, la vita e la morte sono interconnessi e il percorso del mondo dipende in ogni istante dal mistero della Scelta. In ogni frammento dello spazio e del tempo - ma quanto intensamente il pellegrino conosce lo spazio e conosce il tempo! - si determinano la libertà contro la schiavitù, l'armonia contro il conflitto, il perdono contro la vendetta, il dono contro il possesso.
Avete mai accolto in casa un pellegrino? No, non quelli numerosi e post moderni che affrontano un mese di fatica in alta tecnologia gli storici percorsi verso Santiago e verso Roma. Per quanto anche da essi, almeno simbolicamente, c'è sempre qualcosa da imparare, qua si parla dei pellegrini assoluti, quelli che lasciano tutto, ma proprio tutto, per affrontare un'intera esistenza "in cammino". Ebbene, se li avete ricevuti, avete senz'altro riconosciuto quegli occhi grandi, pieni di speranza e di fiducia, di impegno e di accettazione, di disponibilità e di umiltà.
Non è poi così difficile incontrarne, basta aprire gli occhi e accorgersi che il pellegrino che ha lasciato tutte le proprie sicurezze per un cammino che egli spera di rinascita e risurrezione, è nel cuore delle nostre città. Ci guarda con gli stessi occhi, tende la stessa mano e quando incontra la freddezza gelida del rifiuto, sembra che gli si inumidiscano gli occhi, in uno sguardo carico di imprevista comprensione e intensa pietà.
Rimettersi in cammino... che sia la soluzione all'émpasse dell'Occidente?
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