Begunje, monumento ai Sinti vittime del nazismo |
Vi propongo oggi la mia riflessione, tenuta a Gorizia, davanti al Monumento dedicato ai Deportati nei campi di sterminio durante la seconda guerra mondiale. E' un po' lunga, ma può servire come spunto di approfondimento, in questa Giornata della Memoria 2025.
Lepo
pozdravljeni vsi skupaj. Buona giornata a tutte e tutti voi qui presenti.
In realtà
non stiamo vivendo buone giornate e mai come quest’anno la “Giornata della
Memoria” si presenta da una parte come urgente occasione di riflessione, dall’altra
come pietra d’inciampo che disturba la retorica del politicamente corretto.
Opravičujem se slovenskim tovarišem,
govoril bom v italijanščini, z nekaj krajšimi poudarki tudi v slovenščini.
Kolikokrat v teh dneh slišimo izreči besede s močnim čustvom: Jamais plus, Mai
più, nikoli več!? Vendar se te besede vse bolj zdijo zgolj retorična vaja, ko
jih postavimo pred dramatičnost sedanjosti.
Quante volte
in questi giorni sentiamo pronunciare con vibrante emozione le parole: Jamais
plus, Mai più, Nikoli več!? Ripeterlo tutti insieme,
costantemente, non è tuttavia sempre il modo per evitare che i tragici eventi
si possano ripetere. C'è invece il rischio che tale rituale stracciamento di
vesti, trasformi il necessario ricordo in una melensa e deresponsabilizzante
condanna di eventi che, se non interpretati nel contesto attuale, vengono
confinati in un passato che per quanto terribile, non disturba di fatto più
nessuno.
La realizzazione del »mai più« passa invece proprio
attraverso il coraggio della scelta individuale, in particolare di quella che
un tempo si chiamava obiezione di coscienza. Don Lorenzo Milani ricordava che
»l'obbedienza non è più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni«. I
gerachi nazisti, a Norimberga, giustificavano i loro crimini sostenendo di
»aver obbedito agli ordini«, o, in altra versione, di »aver applicato la
legge«. Ecco, se ogni tedesco e ogni italiano non avessero compiuto scelte che
hanno portato al nazismo e al fascismo e se poi non avessero obbedito agli
ordini, Hitler e Mussolini non avrebbero avuto alcun ruolo nella storia della
Germania e dell'Italia. Pensiamoci bene, quanto sia importante l'assunzione
della responsabilità individuale...
In realtà la memoria, se è autentica, è sempre divisiva
perché – come ci ricordava Stojan Pelko il 30 dicembre scorso citando le tele
squarciate di Lucio Fontana – essa è come una ferita che strappa una parte
dall'altra, che costringe ad attraversarla per poterla curare. Un po' come,
citando un noto filosofo italiano, suggeriva: "Di
fronte al peso della memoria dobbiamo essere irragionevoli (deraisonnable)! La
ragione è l'eterno cartesianesimo. Contro Cartesio, bisogna scegliere Galileo:
il più bello è pensare "contro", pensare "nuovo". Spesso il
ricordo impedisce la resistenza, il rifiuto, l'invenzione."
E' proprio questo che vogliamo portare avanti oggi, in
una Giornata che finalmente torni a non essere scontata e che ci metta di
fronte a questioni delicate e scomode, che occorre affrontare: il genocidio che
si sta consumando nella striscia di Gaza non ci consente di fare finta di
niente. La »memoria divisiva« è l'unica che può consentire il riconoscimento e
la denuncia dei semi di razzismo dai quali sono nate e purtroppo sono di nuovo
cresciute, le venefiche piante del fascismo e del nazismo
E' con questa premessa che ricordiamo oggi le vittime di
tante inenarrabili tragedie verificatesi nel corso del XX secolo. Il nostro
pensiero va a 17 milioni di esseri umani, donne, uomini e bambini – ebrei, ma
anche rom, sinti, omosessuali, oppositori politici, persone portatrici di varie
disabilità, testimoni di Geova - tutti innocenti, indifesi e inermi, trascinati
nelle camere a gas e, come cantava Guccini, »passati per un camino«. Facendo
memoria della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, da parte
dell'Armata Rossa, il 27 gennaio 1945, si devono ricordare anche tutte le altre
vittime del nazismo e del fascismo negli altri campi di sterminio – anche nella
»nostra« Risiera di San Sabba – e nelle ricorrenti stragi attuate in Italia e
in Europa, dalle SS, ma anche dalla Wermacht, come pure dalla Decima Mas.
Quest'ultima, con il golpista Junio Valerio Borghese, collaborò attivamente con
i soldati tedeschi in tutto il nord Italia e si rese protagonista, anche
autonomamente, di rastrellamenti, vessazioni, esecuzioni di civili, torture
talmente gravi da suscitare perfino le proteste dei funzionari della Repubblica
di Salò. Era questa l'organizzazione onorata dai »miti vecchietti« che lo
scorso sabato sono stati ricevuti con i loro inquietanti labari e con tutti gli
onori nel Municipio di Gorizia.
Lo sterminio voluto da Hitler con la complicità di
Mussolini, rappresenta il male assoluto, ma è anche l'esito inevitabile dell'affermarsi
delle ideologie che presuppongono l'intolleranza, il razzismo, l'ipernazionalismo,
il crimine sistematico, che portano il nome di fascismo e nazismo.
Nella »memoria« odierna possiamo a buon diritto
aggiungere il triste e purtoppo lunghissimo elenco delle stragi di innocenti,
uccisi per rappresaglia o per appartenenza culturale e religiosa. Il »mai più«
dovrebbe essere amplificato dal ricordo non solo degli enormi numeri, ma anche
di ogni singola vittima dell'estrema violenza che ha generato i campi di
sterminio.
V Italiji na primer se spominjamo tudi na pokole
nedolžnih civilistov leta 1944: Sant'Anna di Stazzema – stotine nedolžnih in
neoboroženih mrtvih –, Marzabotto – skoraj dva tisoč nedolžnih in neoboroženih
umorjenih in mnogo drugih krajev, katerih imena nas opominjajo na podobne
tragedije.
(Dato che quest'anno ricorre l'ottantesimo anniversario
dell'evento, consentitemi anche un ricordo più »personale«. Si tratta
dell'eccidio della villa del Focardo, presso Firenze dove, alla vigilia
dell'arrivo degli Alleati, il 3 agosto 1944, i soldati tedeschi hanno fucilato
sul posto Luce e Anna Maria – di 26 e 18 anni – soltanto perché portavano un
cognome ebreo e la loro madre Nina Mazzetti, moglie di Robert Einstein, cugino
diretto di Albert. Le uccisero senza pietà, davanti agli occhi delle cugine, ospiti
degli zii, risparmiate perché non ebree. Una di esse era mia madre.)
Come dimenticare inoltre ciò che hanno compiuto gli
italiani nella Primorska durante il fascismo e in Slovenija durante la seconda
guerra mondiale? Per chi non se le ricordasse, ripetiamo le inqualificabili parole
razziste di Mussolini nel 1920, ben prima dell'emanazione delle vergognose
leggi razziste del 1938: Di fronte a una razza come la slava, inferiore e barbara, non
si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. Io
credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani.
Ljubljana, tra il 1941 e il 1943, è stata trasformata in un campo di
concentramento a cielo aperto affidato alla custodia degli italiani, da dove
non si poteva né entrare né uscire. Facciamo memoria delle stragi di civili, del
»si uccide troppo poco« di Robotti, dell'incendio di decine di paesi –
recentemente documentato in un intenso film di Nadja Velušček e Anja Medved; non
dimentichiamo i crimini fascisti attuati in Jugoslavija e in tutti i Balcani,
le deportazioni e la morte di migliaia di civili – donne, bambini, anziani -
deportati in quanto sloveni nei campi di Borovnica, Rab, di Gonars, Visco, Sdraussina,
Kostanjevica.
Sarebbe importante nominare una a una tutte queste
vittime. Per farsi un'idea, relativa al solo mondo ebraico, nel monumento memoriale
di Yad Vashem, presso Gerusalemme, una voce scandisce ogni minuto – giorno e
notte - ciascuno dei nomi degli uccisi. Occorrono più di dieci anni per
nominarli tutti.
Ampak "nikoli več" ostane jalovo, če ni volje
za iskanje vzrokov tega, kar se je zgodilo, če se ne vrneš nazaj v zgodovino in
če nisi sposoben brati sedanjosti z drugačnimi kategorijami od tistih, ki so
povzročile katastrofo.
Tornando al presente, al posto di quella che ho chiamato
»memoria divisiva«, chi non vuole fare i conti con l'eredità del fascismo in
Italia e anche nella nostra Regione, preferisce
invocare una
cosiddetta “riconciliazione pacificante”, basata sulla revisione fantasiosa o
pretestuosa dei dati storici e soprattutto sulla richiesta – implicita o
esplicita - di collocare sullo stesso piano le vittime e i carnefici.
Va senz'altro in questa direzione la legge 92/2004, emanata a grande
maggioranza dal Parlamento italiano, che fissa la data della cosiddetta »Giornata
del Ricordo« il 10 febbraio. Lo stesso si potrebbe dire, se non fosse stata
dimenticata perfino dagli stessi che l'hanno proposta, della »memoria e del
sacrificio degli Alpini« caduti nella la battaglia di Nikolajewka, fissata con
la legge 44/2022 il 26 gennaio. Queste date portano a porre sullo stesso piano situazioni
totalmente diverse, proponendo un'assoluzione generale e un medesimo criterio
di giudizio.
La memoria delle immani violenze e della volontà
distruttiva di intere categorie di persone, che si sono verificate nei campi di
sterminio e altrove, non può essere paragonata in alcun modo con il ricordo
dell'esodo volontario dall'Istria e dalla Dalmazia, degli italiani che si sono
sentiti minacciati dal nuovo Stato Jugoslavo. Il dramma delle foibe, nella sua
versione più nota, è l'ultima pagina della seconda guerra mondiale, voluta e
scatenata da Hitler e Mussolini. E' una pagina triste, la cui interpretazione
deve essere lasciata agli storici di professione, non a fiction di pessima
qualità, finalizzate solo a sollecitare le emozioni degli spettatori o ai video-scoop di giornalisti che vogliono dimostrare presunte tesi
precostituite. La questione può essere riportata a rivalse politiche, in alcun
modo a una volontà sistematica di cancellazione dell'identità italiana. Nel
rispetto della sofferenza di chi è stato coinvolto, questi atti di guerra non c'entrano
con la sistematica volontà di annientamento generale di donne, uomini e bambini,
propugnata e portata avanti nella soluzione finale. Un soprassalto di precisione, in questo ambito, lo si deve soprattutto alle stesse vittime,
anche a quelle ricordate nei monumenti del Parco della Rimembranza, i cui nomi
sono stati recentemente oggetto di un'analisi approfondita, coordinata da Anna
Di Gianantonio. A questo proposito, vorrei ribadire pieno accordo con la
proposta dell'ANPI, affinché il Comune si adoperi per realizzare un monumento
che ricordi gli oltre tremila deportati – soprattutto sloveni, ma anche ebrei e
antifascisti italiani - passati per il carcere di via Barzellini e torturati, prima
di essere condotti nei campi di concentramento o anche alla fucilazione. A essi
il libro di Luciano Patat ha riconsegnato un'identità e la recente traduzione
in lingua slovena ha riconsegnato i nomi e i cognomi originari,
forzatamente italianizzati nel
ventennio.
Insomma, l'invito alla »riconciliazione« è in realtà un tentativo di porre, anche sul piano del giudizio storico, tutto sullo stesso piano, evitando in qualsiasi modo di parlare di ciò che è scomodo e può (anzi deve) generare divisioni.
Tako kot se
pogosto omenja v teh časih v Gorici, ko govorimo o odnosu z Novo Gorico v luči
Evropske prestolnice kulture.
Ko gledamo sedanjost, med neskončnimi možnimi točkami, bi
izbral dve, tisto, ki se nanaša na sprejem migrantov, in tisto, ki se nanaša na
svetovni mir.
Una riflessione in più meritano oggi i temi
dell'accoglienza e della guerra.
Tutto il Pianeta è in movimento. I conflitti infuriano
almeno in trenta Paesi e costringono alla fuga popolazioni intere. La fame
falcia milioni di vite umane, mentre nel cosiddetto »Occidente« si discetta sui
divani televisivi sulla differenza tra i profughi dalle guerre e i migranti
economici, che non avrebbero il diritto di fuggire dalla miseria. Di fronte a
questa situazione cosa succede in Italia e in Europa (e non solo)? Che non sono
mai state avviate autentiche politiche di accoglienza, mentre si sono
moltiplicate quelle di difesa. Il fortino occidente si difende – qualcuno
vorrebbe anche con le armi – dall'arrivo di decine di migliaia di poveri. C'è
già una »Giornata delle memoria« delle vittime cadute nel corso delle
migrazioni, ma ha un risalto infinitesimale, quasi nessuno la celebra, il 3
ottobre di ogni anno. Papa Francesco richiama spesso l'ecatombe di migranti nel
Mar Mediterraneo, ma non dimentichiamo i morti nei fiumi e boschi del Balcani,
i detenuti nei campi di concentramento in Turchia, in Libia e nelle isole
greche.
Ma anche sotto i nostri occhi, abbiamo tanti richiedenti
asilo »di passaggio« a Gorizia, assistiti nella fase dell'urgenza soltanto dal
volontariato. Chi non ricorda qualche anno fa la galleria Bombi? Chi non sa
cosa accade oggi, intorno alla stazione ferroviaria e alla Casa Rossa? Come si
può dire »Mai più razzismo« e respingere oltre i confini chi bussa alle nostre
porte, non accorgersi delle ferite e delle piaghe dei lunghi cammini, rifiutare
quelle cure che Lorena Fornasir e Gianandrea Franchi prestano in Piazza
Libertà, lasciare per mesi le persone affondate nel fango del Silos di Trieste?
O anche far finta di niente – nella nostra bella Gorizia/Gorica - davanti a cento poveri che
ogni sera e notte, dal pieno dell'estate fino a qualche giorno fa, si sono riparati
solo con una coperta portata da chi li assiste, in balia della pioggia, del
vento e del freddo autunnale? Sono esseri umani, essendo qua fra noi dovrebbero
essere considerati alla stregua di ogni Goriziano, con gli stessi diritti e gli
stessi doveri, non come un ingombro da rimuovere per spazzare il salotto buono
della città, in vista degli avvenimenti del 2025. Mi sembra difficile gridare
»Mai più il razzismo« e poi ridurre le persone a oggetti da sballottare di qua
e di là, negare addirittura ogni sostegno a chi chiede soltanto di avere un
luogo nel quale pregare, guardare con sospetto ogni persona portatrice di una
visione religiosa o filosofica diversa dalla propria.
Riguardo alla guerra, il tema oggi è più delicato che
mai.
Če, zaradi časovne omejitve, pustim ob strani Darfur,
Sudan in Južni Sudan, Jemen in mnoge druge kraje "kjer zemlja gori",
se bom osredotočil le na dva konflikta, ki sta danes najbolj v središču
svetovne pozornosti, tudi zato, ker bi se z njihovo razširitvijo lahko prešlo
iz tega, kar mnogi imenujejo razpršena Tretja svetovna vojna, v dejansko vojno y
upletenostjo celotnega planeta.
In Ucraina, la situazione era chiara fin dal primo
momento. L'unica soluzione possibile era e continua a essere una ed
esclusivamente una, quella della trattativa tra le parti in causa, in grado di
garantire i diritti di tutti, compreso le popolazioni russofone della Crimea e
del Donbass. L'Europa e gli USA non hanno voluto sostenere la forte iniziativa
di pace promossa fin da subito dal Vaticano e da pochi altri Paesi. Hanno
deciso di inviare le armi a Zelensky e anche l'Italia – con l'accordo di quasi
tutto l'arco parlamentare – sembra voler continuare su questa strada. E così,
senza sostanziali cambiamenti, centomila e più giovani soldati, e migliaia di
civili, russi e ucraini hanno perso la vita nei due anni di questa quanto mai
definibile »orrenda carneficina« e »inutile strage«. Non si può dire »Mai più
la guerra« e continuare a pensare di risolvere la situazione, soltanto
continuando a inviare armi nell'Europa Orientale!
E oggi non si può evitare un cenno a quella che i
credenti chiamano Terra Santa. Ciò che Israele sta compiendo a Gaza è un
genocidio. Bombardare sistematicamente un territorio già di per sé ridotto alla
fame, provocare la morte di oltre 10mila bambini (su 25.000 caduti finora),
cos'altro si può chiamare se non genocidio? Gli attentati di Hamas del 7
ottobre sono stati un gesto efferato, da condannare senza esitazione, possono
essere spiegati ma non giustificati da ottanta anni di continue vessazioni e incredibili
ingiustizie subite dal popolo palestinese. La reazione dell'esercito israeliano
– sostenuto dagli USA e dall'Unione Europea - è totalmente scentrata e
sproporzionata. Occorre riconoscere, con il segretario delle Nazioni Unite
Gutierrez,che ciò che si sta verificando non è altro che un inaccettabile massacro
attuato attraverso i bombardamenti e la riduzione di un'intera popolazione al
rischio di morte per fame.
No, l'attuale politica dello Stato di Israele non può
essere accettata o assolta, con il riferimento al pericolo dell'antisemitismo e
alle prove subite dagli ebrei durante il nazismo. L'antisemitismo è un veleno
da combattere in tutti i modi possibili, la persecuzione o l'oltraggio agli
ebrei in quanto ebrei è stato e continua a essere un disonore per l'intera
umanità. Ma in questa Giornata della Memoria 2024, è necessario dire forte che anche qualsiasi
altra persecuzione nei confronti di donne, uomini e bambini, motivata solo
dall'appartenenza culturale o religiosa, è altrettanto un disonore per l'intera
umanità. No quindi – nel mondo e nella nostra Capitale europea della Cultura - a
ogni forma di razzismo, all'antisemirismo come all'islamofobia, all'omofobia,
al maschilismo, alla xenofobia, al nazionalismo esasperato, alla schiavitù in
tutte le sue forme e a qualunque ideologia che tenda a sminuire la dignità di
ogni essere umano, unico e irripetibile. Si può e si deve quindi condannare
senza alcuna esitazione l'antisemitismo, ovunque si manifesti, senza per questo
rinunciare a esprimere una chiara condanna della strategia di guerra adottata
da Israele contro i palestinesi della striscia di Gaza.
Torej, resnično "Nikoli več, Mai più", bi bilo
danes verodostojno le, če bi ga spremljala enotna volja po izkoreninjenju
vsakega znaka rasizma in nacionalizma v naši družbi, po sprejetju politik
gostoljubja in solidarnosti do ljudi, ki prihajajo iz vsega sveta, po odvzemu
zaupanja orožju kot orodju za reševanje planetarnih problemov, po ponovnem
potrjevanju poti pogajanja kot edine možne, humane in racionalne rešitve, po
zahtevi za takojšnje prenehanje sovražnosti v Ukraini, po prekinitvi genocida,
ki poteka v Gazi.
Forse i pensieri odierni sono stati un po' diversi,
rispetto alle cose da dire ritualmente in ogni Giornata della Memoria. L'obiettivo
non era quello di celebrare asetticamente la memoria di un evento del passato,
ma offrire dei criteri per contestualizzarlo nel presente e rendere concreto il
rituale »mai più«.
Per questo, ringraziandovi per l'attenzione, concludo
ribadendo:
Smrt fašizmu, svoboda narodu!
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