La famiglia Einstein era molto aperta, le due nipoti Lorenza e Paola Mazzetti erano state accolte come altrettante figlie e durante la guerra il Focardo era luogo di rifugio per altri parenti e amici, tra i quali Anna Maria Boldrini, mia madre, cugina delle due giovani uccise e figlia di Ada Mazzetti, sorella di zia Nina. La villa era frequentata da numerose personalità, legate al mondo ebraico e protestante, un ambiente assai vivace e ricco dal punto di vista culturale e sociale.
I soldati della Wermacht arrivarono due giorni prima degli americani ed ebbero il tempo di dividere le ragazze con il cognome Einstein e la loro madre dagli altri abitanti della villa. Robert si era nascosto nei boschi circostanti, avvisato del loro arrivo e convinto che i tedeschi cercassero soltanto lui per rapirlo e fare pressioni sul fratello Albert, impegnato negli Stati Uniti nella ricerca che avrebbe portato alla confezione della prima bomba atomica. I sopravvissuti, rinchiusi in una stanza presso il giardino, sentirono gli spari e quando uscirono trovarono i corpi delle donne uccise e videro le fiamme divampare dalla villa. I soldati si erano dileguati, lasciando dietro di loro soltanto morte e distruzione.
Al ritorno, Robert Einstein rimase senza parole. Per meno di un anno si ingegnò di sistemare economicamente le nipoti che gli erano state affidate, andando su e giù ogni giorno tra Rignano e Firenze. Poi per lui la vita non ebbe più alcun senso e decise di andarsene, lasciando a ciascuno dei parenti più stratte una lettera di saluto e di profondo insegnamento sul senso della vita.
Lorenza e Paola ripercorsero in tutta la loro esistenza gli avvenimenti dei quali erano state testimoni. La prima divenne una promessa del cinema, vincendo anche un premio per giovani registi a Cannes, con lo spettacolare film Togheter. Poi si dedicò alla letteratura, scrivendo numerosi testi, tra i quali il più famoso è "Il cielo cade", una reinterpretazione immaginata con gli occhi di una bambina dell'efferato assassinio. Fu premiata alla carriera alcuni anni fa, in occasione del Festival Amidei di Gorizia. La seconda si dedicò alla psicologia del gioco, alla letteratura artistica e soprattutto alla pittura, producendo un grande patrimonio di disegni e acquarelli, sempre ispirati agli eventi del Focardo, presentati in diverse mostre a livello internazionale. Se ne sono andate recentemente, una dopo l'altra, nel 2021 e nel 2022 e ora riposano anch'esse nel cimitero della Badiuzza.
Mia madre Anna Maria affrontò con altro spirito quegli eventi, custodendoli silenziosamente nella memoria e affidandoli al ricordo dei suoi figli. Rimane oggi l'unica testimone vivente di quei terribili eventi, accaduti nell'agosto del 1944.
Tutti questi eventi sono raccontati in un'importante mostra allestita dal Memoriale della Shoah di Milano, dal 18 gennaio al 25 febbraio 2024. Come scrivono gli organizzatori, "le fotografie di Eva Krampen Kosloski, figlia di Paola Mazzetti, grazie alla curatela di Alessandro Cassin e al progetto di allestimento di André Benalm, tracciano i profili di un racconto, tra sogno e realtà, che ci parla di una famiglia, ma in realtà di molte altre, segnate dalle vicende della Shoah e della seconda guerra mondiale". La mostra, contestuale alla Giornata della Memoria 2024, sarà inaugurata il 18 gennaio, alle ore 18.30, con introduzione di Tommaso Montanari.
E' un bel modo per ricordare. Se qualcuno passa per Milano, non si lasci sfuggire questa importante occasione, di ascolto, di apprendimento, di memoria, in una parola, di autentica Cultura.
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