domenica 23 luglio 2023

L'inquieto fascino dell'ortodossia

Il monastero di Ostrog
Sulla collina che sovrasta Trebinje, nella repubblica serba, meridione della Bosnia Erzegovina, nel 2000 si è voluto costruire un santuario ortodosso, per quanto possibile identico a quello famoso, storico e stupendo della Gračanica in Serbia. Alla liturgia domenicale sono presenti tante persone, entrano ed escono con grande rispetto, mentre il pope e i suoi diaconi cantano ininterrottamente i versetti dei salmi e della celebrazione. Le icone moderne ma uguali alle antiche rassicurano il popolo della benedizione di Dio e dei suoi santi. Il profumo dell'incenso si spande ovunque, creando un clima di profonda sacralità. Ci sono tanti giovani e numerosi bambini inseguiti vanamente dalle mamme vestite a festa. Si percepisce un'appartenenza, come se lo scorrere monotono delle melodie e l'alternanza dei canti dei celebranti entrassero nella carne di un popolo, dando in fondamento trascendente all'orgoglio di essere serbi. Lo stesso, probabilmente, accade nei culti islamici o nelle chiese cattoliche. Il sacro è una forza formidabile per formare e consolidare le identità. Per quanto inventato dall'uomo, il concetto di sacro collegato ai diversi nomi di Dio, ha generato meravigliose opere d'arte e scatenato le più terribili guerre e violenze che si possano immaginare. 

Viene da chiedersi se il processo di evidente desacralizzazione che interessa oggi la chiesa cattolica possa essere effettivamente un'assoluta novità, sia pur collegata con la chiarissima opera di "desacerdotazione" realizzata niente meno che dal Maestro Fondatore. Una chiesa che si allontana dal sacro è molto vicina all'intuizione di Lutero, almeno a quella originaria. Fuori dall'esercizio del sacro, in qualche modo delegato alle persone preposte, la comunità umana non trova altri punti di riferimento identitari che non siano la faticosa ricerca del consenso, secondo le fragili regole della democrazia. Ciò che papa Francesco sta portando avanti, consapevolmente o meno, è una gigantesca rivoluzione dalle conseguenze inimmaginabili. Finisce il tempo della Chiesa cattolica, sorta sulle ceneri dell'Impero Romano e inizia l'era del primato della coscienza, con tutte le conseguenze, non sempre piacevoli, che ci si può attendere 

L'ortodossia serba sembra lontana da questo processo di definitiva secolarizzazione. Ciò è ancora più evidente camminando lungo l'impervia scalinata che conduce al monastero di Ostrog, nel cuore del Montenegro, fondato da un certo san Basilio all'inizio del '600. Una folla di "veri credenti" prega, mentre suda ininterrottamente sotto il sole e i 35 gradi all'ombra. All'arrivo tutti sono in silenzio, attendono il momento di entrare, di baciare le icone e di toccare con venerazione le soglie delle porte e i muri benedetti dalla presenza dei santi.  Un monaco dallo sguardo severo presenta alle labbra la croce e ti benedice, "che Dio abbia misericordia di te!" I volti scavati dalla commozione sembrano distendersi in un timido sorriso. Forse il sacro non è solo coscienza di appartenenza a un popolo, ma anche forma misteriosa del desiderio di vita e di amore che alberga nel cuore di ogni uomo.

Dalle volte scavate nella pietra le icone affrescate o in mosaico trasmettono il messaggio divino. Adamo è salvo, Cristo liberatore dopo la morte scende agli inferi e tutti coloro che ne erano prigionieri risalgono con Lui, per sempre. Come Orfeo ma ben più di Orfeo! Non c'è che dire, al di là delle più che convinte razionalizzazioni, si riprende la scalinata e si inizia a scendere sui gradini consunti; accompagnati da centinaia di sguardi rasserenati ed è difficile nascondere una forte emozione.

Nessun commento:

Posta un commento