mercoledì 26 luglio 2023

Albania, prime impressioni...

 

Scutari, madre Teresa 
Il presidente dell'Albania Enver Hoxha è morto nel 1985, dopo più di 40 anni di governo ininterrotto. Ha contestato il mondo capitalista, ma si è isolato anche da quello socialista, rompendo i rapporti con la Jugoslavia di Tito, l'Unione Sovietica di Kruscev e perfino la Cina del dopo Mao Tze Tung.

In questo modo, fino agli inizi degli anni '90, l'Albania era il Paese più misterioso di Europa, era quasi impossibile entrarci, era quasi impossibile uscirci.

Poi in breve tempo è cambiato tutto e le contraddizioni di un sistema totalmente chiuso al resto del Pianeta, si sono scatenate in una crisi economica e finanziaria senza precedenti. Ne sono scaturite violenze di ogni genere e soprattutto la fuga dei giovani albanesi, alla ricerca di lavoro e sopravvivenza, in ogni angolo d'Europa. Memorabile quello che è passato alla storia come lo sbarco della nave Vlora, 20.000 albanesi sbarcati in un solo giorno a Bari, inizio ufficiale delle grandi migrazioni in Italia e in Europa.

Oggi tanti di loro sono tornati in Albania, alcuni (pochi) dopo aver fatto fortuna all'estero, la maggior parte senza aver realizzato alcun sogno. Solo percorrendone le strade dell'abitata pianura centrale, ci si rende conto della povertà materiale di un popolo fiero, dalle radici storiche importanti. Gli assai suggestivi scavi archeologici di Apollonia e Butrin narrano vicende di greci e di latini, perfino degli studi giovanili di Ottaviano Augusto in quella che fu una delle città più importanti dell'Impero. In epoche più vicine a noi, a tenere banco sono state le lotte tra cristiani e musulmani, con l'emergere della mitica figura di Skanderbeg, considerato un grande eroe sia da quelli della sua parte che dai nemici. È tra l'altro protagonista di un romanzo di Ismail Kadaré, il più noto tra gli autori albanesi contemporanei.

Oggi la piana che circonda Scutari, Durazzo e la stessa Tirana è una desolata distesa di campi per lo più incolti e la strada principale, nei dintorni della Capitale intasatissima, attraversa una lunga teoria di case lasciate a metà, fabbriche chiuse e capannoni in rovina, nuove costruzioni avulse da qualsiasi piano regolatore. Eppure la gente è molto accogliente, si impegna per quello che può, con un minimo di agricoltura e con il nuovo, peraltro per ora limitato, turismo soprattutto balneare. Ci sono infatti belle spiagge e anche le montagne, relativamente vicine alla costa, destano un certo interesse.

Le religioni, bandite dal regime di Hoxha, sono tornate a rifiorire e sono spuntate ovunque, anche nei più piccoli paesi, chiese cristiane e soprattutto moschee musulmane. Naturalmente è molto celebrata Madre Teresa di Calcutta, originaria delle montagne dell'Albania e proclamata santa pochissimi anni dopo la sua morte. Non saranno le fedi rapidamente rinate, neppure i fragili passi della democrazia, a ridare vigore e speranza a questa Nazione, più di un terzo degli abitanti della quale risiede all'estero. Sarà solo un cambiamento di sistema e di visione sociale a livello europeo, la scelta di una solidarietà e partenariato che sembra purtroppo assai lontana dalle corde dell'attuale dirigenza dell'Unione. E questo non vale certo  solo per la bella Albania, ma per tutti gli Stati del vecchio Continente che pur possedendo una ricchezza storica e naturale eccezionale, non la possono trasformare in grande risorsa per la crescita economica e soprattutto culturale degli abitanti.

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