martedì 19 ottobre 2021

La maggioranza astensionista, inquietante vincitrice di tutti i ballottaggi...

Ci fu un tempo in cui ci si meravigliava di quanti pochi elettori andassero alle urne negli Stati Uniti e ci si chiedeva il senso di una preferenza espressa da meno della metà della popolazione. Si leggeva con una punta di divertimento il racconto di Asimov che preconizzava l'algoritmo che avrebbe indicato il nome dell'unico votante che con la sua decisione avrebbe fatto pendere l'ago della bilancia dalla parte maggioritaria dell'opinione pubblica.

I ballottaggi di questi giorni, ma anche il primo turno di due settimane fa, sono una doccia fredda. Il tradizionalmente abbastanza puntuale elettorato italiano ha dato prova di un enorme assenteismo, in una tipologia di elezione - le amministrative comunali - che dovrebbe favorire il coinvolgimento e la vicinanza dei cittadini. 

In questo modo, qualche domanda sull'effettivo valore del sistema è inevitabile. Si prendano due esempi, per "par condicio" quello di Roma e quello di Trieste. Rispetto al numero complessivo di potenziali elettori, nella Capitale Gualtieri è stato scelto di fatto dal 24,5%, neppure uno su quattro. Ancora più eclatante il dato riguardante Dipiazza, con circa il 21%, eletto quindi con una preferenza espressa ogni cinque possibili elettori. 

Certo, è vero che chi non partecipa ha sempre torto, ma il dato è eclatante. Se si considera normale, fisiologica si usa dire, un'astensione intorno al 25-30%, un'elezione che annovera meno della metà degli aventi diritto offre una forte, anche se non chiara, indicazione politica.

Non si va a votare perché non lo si ritiene importante, ma soprattutto perché non ci si sente rappresentati da nessuno di coloro che si candidano, meno che meno da coloro che nel segreto delle stanze dei maggiorenti, decidono chi proporre e chi scartare. 

La grande crisi della democrazia rappresentativa è una delle tante espressioni della mai decollata democrazia partecipativa. Inoltre, l'impressione che le decisioni vengano prese ovunque, ma non nelle istituzioni eletto dal popolo, accresce la sfiducia dei cittadini, sempre più estromessi dalle scelte che li riguardano più da vicino. Inoltre, sono sempre meno presi in considerazione gli strumenti di partecipazione diretta, come i referendum - nazionali e locali - o le leggi e i regolamenti proposti a partire dall'iniziativa popolare. La forma "partito", necessaria in un sistema come quello definito dalla Costituzione italiana, non può che mostrare tutta la sua debolezza, senza un chiaro orientamento verso il coinvolgimento convinto e non supponente dell'intera cittadinanza. La mancanza di fiducia nei propri rappresentanti è alla base anche della rivendicazione "fai da te", che senza un'adeguata capacità di ascolto, può sfociare purtroppo nella violenza neofascista o nell'ingiustificata repressione.

Più che esultare quindi, i vincitori di questa tornata di ballottaggi sono chiamati a riflettere e a trovare urgenti percorsi di riavvicinamento a quella che genericamente viene definita "gente", sperando che ormai non sia già troppo tardi.   


1 commento:

  1. La gente si è allontanata dalla politica perché è la politica che si è allontanata dalla gente.
    C’è poco da esultare, dopo questa tornata elettorale, non ha vinto nessuno, ha vinto il non voto.
    E’ lo specchio di un’Italia che ha perso fiducia e speranza. Un’Italia quasi rassegnata.
    Il sentire di molti italiani è che, in tutti questi anni, i vari partiti si sono alternati e nulla è cambiato, l’uno sembra la fotocopia dell’altro.
    I cittadini sono stanchi di vedere tanti politici che saltellano da una cadrega all’altra, senza ritegno, senza vergogna, fare alleanze con questo e con quello, fare promesse prima delle elezioni che regolarmente vengono disattese.
    Il problema principale di molti politici è quello di conservare la poltrona per godere dei privilegi, e che privilegi che, innegabilmente, offre loro essere parte di questa casta. Non rappresentano gli italiani che li hanno votati, rappresentano solo se stessi.
    Non è più corretto, a mio avviso, chiamarli politici, assomigliano più a dei “mestieranti”, che recitano una parte sul teatrino della politica . Gente che, spesso, non ha mai lavorato un giorno per davvero, gente che ha fallito nella vita e che ha intravisto nella politica, una strada facile per vivere alla grande. Sono fuori dal mondo, disconnessi, vivono una realtà che non esiste. Basta sentirli parlare.
    Sono sempre andata a votare, anche se ultimamente ho seguito il suggerimento del mio concittadino, Indro Montanelli e mi sono turata il naso.
    E’ lontano il tempo in cui, prima di esprimere il voto nella cabina elettorale, mi tremava la mano e mi batteva il cuore….
    Non importa scomodare menti eccelse per capire che la politica è arrivata a un punto tale di degrado che l’assenteismo delle ultime elezioni, è solo l’inizio di un precipizio senza fine.
    L’assenteismo crea il vuoto, il caos, terreno fertile per i vari ...ismi…. che cavalcano l’ansia, la paura e le insicurezze delle persone allo sbando, delle persone orfane di idee e di ideali, delle persone lasciate sole con i propri problemi.

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